Chi già conosce la collana «Minimalia» sa quanto l’editore Ibis si dedichi con cura e originalità alla conoscenza mai banale di luoghi «altri», lontani nel tempo e nello spazio. Accanto a mondi variamente esotici, è ora la volta di Parigi, certo una delle capitali del viaggio ottocentesco. Allora la Ville Lumière richiamava visitatori non soltanto con i suoi monumenti, ma grazie a un’orogliosa propensione alla modernità e all’innovazione tecnologica.
Le esposizioni (nazionali, mondiali, universali...) erano ovviamente la sede privilegiata in cui dare mostra di sé. In pallone sopra a Parigi è un’efficace sintesi di queste proiezioni e aspettative, attraverso memorie d’epoca a firma di due protagonisti di quella stagione.
Dell’Esposizione Universale del 1878 scrive la grande attrice di prosa Sarah Bernhardt, qui in veste di narratrice. Nel suo breve racconto, protagonista è una sedia di paglia che non solo assiste, ma partecipa all’ascensione del «pallone frenato» progettato dall’ingegner Henri Giffard che, dalla spianata di fronte al Palais des Tuileries, conduce il pubblico (entusiasta) fino a 500 metri d’altezza.
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