Parte del fregio sovrastante il pontile nell'atrio dell'Abbazia di Santa Maria di Vezzolano, Albugnano (At). Foto: Enrico Robetto

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Parte del fregio sovrastante il pontile nell'atrio dell'Abbazia di Santa Maria di Vezzolano, Albugnano (At). Foto: Enrico Robetto

Il Romanico nella provincia di Asti

Un'anagrafica ragionata e con itinerari delle chiese medievali della zona

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Redazione GdA

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Nell’Astigiano, via via che si procede fuori dai percorsi consueti, verso le periferie di piccoli comuni o seguendo il profilo delle colline, succede di imbattersi inaspettatamente in chiesette isolate, con facciate in degrado o sbrigativamente ricostruite con freddi intonaci, fiancate imponenti e absidi tondeggianti tuttora bellissime, costruite a fasce alterne di cotto e arenaria, con resti di decorazioni talvolta bizzarre e finestre a bifora, bassorilievi, capitelli.

È il Romanico superstite che fra il 1000 e il 1200 marchiò con densissima intensità il territorio oggi riconducibile al nord della provincia, per diradarsi verso il sud, dove comunque sussistono testimonianze degnissime. Nell’Alto Medioevo furono chiese pievane, gemmazioni di conventi o ospedali, proprietà di vescovati potenti, riferimento religioso e autorevole per intere collettività. Successe poi che il borgo, rivitalizzatosi in altre postazioni, attorno ad altri e più strategici luoghi di culto, ponesse una frattura fra sé e le chiese romaniche.

Fu un male, certo, se si considera che per lo più tali costruzioni, abbandonate, finirono col decadere; fu un bene, al contempo, se si pone mente al fatto che, a causa di tale abbandono, l’architettura primigenia è arrivata a noi immutata, seppure spesso fatiscente o a un passo dal crollo. Poco conosciuto e per lo più in cattivo stato di conservazione si tratta comunque di un patrimonio artistico eccezionale. Sono note le testimonianze più preziose di quest’arte, la celebre Abbazia di Vezzolano ad Albugnano e il cosiddetto triangolo d’oro del Romanico che ha i vertici in Santi Nazario e Celso a Montechiaro, San Secondo a Cortazzone e San Lorenzo a Montiglio, ma sono proponibili itinerari alla scoperta di chiese minori meno note e celebrate ma sicuramente affascinanti e ricche di storia. È arduo proporre un percorso unico e completo con il capoluogo come punto di partenza.

È preferibile scegliere alcuni bacini di visita e disegnare a sommi capi, per ciascuno di questi, un itinerario. Qui alcuni suggerimenti senza graduatorie di importanza per scegliere per emozioni uno o più percorsi nel variegato territorio provinciale. Con un’avvertenza di massima: le chiesette sono quasi tutte campestri, spesso insufficientemente segnalate, di rado visitabili all’interno, raggiungibili perlopiù a piedi o a cavallo: non si propone qui, infatti, la visita di abbazie o cattedrali, bensì di più modeste e non meno affascinanti chiesette romaniche già parrocchiali, ora campestri e minaccianti rovina. Un suggerimento può essere partire dal sud del capoluogo.

Se si ha tempo a disposizione, la meta estrema può essere San Giovanni a Roccaverano, 759 metri sul livello del mare, in direzione della Torre di Vengore: in un contesto paesaggistico straordinario sorgono chiesa e campanile di impostazione romanica, evolutasi nel Medioevo in forme gotiche, con affreschi del XV secolo. Preferendo invece un raggio di percorso più limitato, si può scegliere Calamandrana, per cogliere con la visita a San Giovanni delle Conche (deviazione dalla provinciale per San Marzano Oliveto) il significato autentico di «campestre»: l’edificio, che al di là del valore artistico affascina per il senso di pace che lo circonda, sorge in mezzo a una vigna su di un colle, nei luoghi dove sorse un tempo il villaggio.

Dalla pieve di Calamandrana, puntando al cuore del Monferrato, si può raggiungere l’antico Forestum, vale a dire quell’area boschiva che, insieme a Castello d’Annone, fu donata nel 1095 dal vescovo Ottone al Comune di Asti. Alle porte di Rocchetta Tanaro sorge la chiesa di Santa Maria de Flesco, detta delle Ciappellette. Adagiata in pianura, il che è raro per una chiesa romanica, intorno alla prima metà del Duecento fu dipendenza dell’Abbazia benedettina di Pomposa.

A qualche collina di distanza, sul colle più alto di Rocca d’Arazzo, svetta sulla piana del Tanaro la chiesetta di Santa Libera, recentemente restaurata. Oltrepassata la statale per Alessandria, entrati nel territorio comunale di Viarigi, si cerchi con pazienza la minuscola chiesetta di San Marziano, di proprietà privata, con sculture zoomorfe quali teste di scimmie, cavalli, buoi, volatili acefali, decorazioni vegetali e rosoncini: è un minicampionario, rappresentato ancora con estrema dovizia a Cortazzone, della fertile fantasia degli scalpellini che collaborarono all’edificazione di tali edifici. Dalla chiesa si gode una vista impagabile sulle colline del Monferrato e si scorge il colle della chiesa di San Vittore, nel confinante territorio di Montemagno. Di quest’ultima, classificata dalla Soprintendenza ai Beni ambientali ed architettonici del Piemonte come rudere, sopravvivono l’abside, una colonna, il campanile.

Più a nord si raggiunge Casorzo e si visita la chiesa di San Giorgio e Madonna delle Grazie. Romanici sono il lato sud, l’abside e la parte bassa del campanile, il resto della costruzione è ottocentesco. Da Casorzo, riavvicinandoci ad Asti, breve sosta a Portacomaro, per intravedere la facciata a capanna della chiesa di San Pietro, oggi inserita in un parco privato che sorge dove un tempo c’era il cimitero. Si punta quindi su Castell’Alfero, per raggiungere in una valle isolata Madonna della Neve. La facciata è intonacata, anonima, ma l’abside è splendida, di grande bellezza le tre finestre a monofora con la faccia dell’arco a tutto sesto scolpita a racemi, rari il campanile cilindrico e il motivo murario «a scacchi» di mattoni e di arenaria.

Una seconda proposta di itinerario, ancora più densa di presenze romaniche, è quella che prevede il nord-est della provincia. Una direttrice possibile è la Valle Versa, intorno alla quale gravitano Montechiaro, Montiglio, Cortazzone. Emblema di Montechiaro è la minuscola chiesa dei Santi Nazario e Celso, in assoluto la più suggestiva delle pievi campestri. Si contraddistingue per il campanile slanciato rispetto al minuscolo corpo della chiesa, la straordinaria proporzione di forme, l’eleganza delle decorazioni a fasce alternate di arenaria e mattoni, i cordoli ad archetti e la cornice decorata del portale. Ancora a Montechiaro, sul poggio del cimitero abbandonato, svetta l’antica pieve di Pisenzana, dal nome dell’antico nucleo scomparso. Nel vicino comune di Scandeluzza, sulla provinciale Murisengo-Valle Versa, c'è la chiesa dei Santi Sebastiano e Fabiano, in prossimità del cimitero, con doppia cornice di archetti in cotto e cimasa di pietre scolpite con motivi a fogliami nella parte absidale. All’interno affreschi del XV secolo molto ridipinti.

Sul colle di Sant’Emiliano (nel Comune di Albugnano) sorge in piena campagna la chiesetta omonima, di proprietà privata, con tracce di bassorilievi a conchiglia e figure zoomorfe fra le decorazioni absidali. Si salga quindi a Montiglio, attratti dalla bellezza architettonica del nucleo storico sormontato dal castello medievale, e si raggiunga il cimitero per ammirare la bellissima San Lorenzo. È una delle rare chiese romaniche parzialmente conservate anche all’interno, con capitelli scolpiti e decorazioni con figure antropomorfe nell’abside. Siamo ormai nel cuore del triangolo d’oro del Romanico e ci aspetta, dopo le eventuali deviazioni per Camerano Casasco (San Bartolomeo), Chiusano (Santa Maria) e Cinaglio (San Felice), la collina di Mongiglietto con San Secondo di Cortazzone. Da ammirare in ogni dettaglio sono la ricchissima decorazione scultorea del prospetto sud e l’austero interno (per la visita chiedere le chiavi all’ultima cascina prima della chiesa) a tre navate, con pilastri e colonne alternate, capitelli scolpiti e un affresco del XV secolo.

Da Cortazzone si raggiunge Montafia, con la chiesa di San Martino entro le mura del cimitero, quindi San Giorgio nella frazione Bagnasco, sulla strada per Viale. È questo un edificio a pianta basilicale, con un interno di grande suggestione che conserva un affresco del ’400. Si proceda quindi verso l’estremo nord della provincia per giungere ad Albugnano, comune cui appartiene l’Abbazia di Vezzolano, che richiederebbe da sola una visita di alcune ore.

Restando invece fedeli all’itinerario delle pievi minori, bisogna segnalare la chiesetta cimiteriale di San Pietro, con abside fittamente decorata ad archetti pensili intrecciati. Ci si può spingere ad Aramengo, per la chiesetta di San Giorgio, quindi a Berzano San Pietro, per San Giovanni, raggiungibile a piedi attraverso un ripido sentiero, e a Tonengo, per la chiesetta di San Michele. Al ritorno, puntando verso Castelnuovo Don Bosco, alla sommità di un colle coronato da vigne si incontra Santa Maria di Cornareto.

A sud di Castelnuovo, in frazione Mondonio, sorge Santa Maria di Rasetto. Tornando ad Asti sulla provinciale 458, è possibile una deviazione per Cerreto per vedere Sant’Andrea del Casaglio, fresca di lavori di restauro. Se si opta per la statale 10, si può passare per Buttigliera, e visitare, nel recinto del cimitero, la chiesa dedicata a San Martino, cioè l’antica parrocchiale di Mercurolium, nome del villaggio incastellato scomparso nel XV secolo. Sulla Asti-Torino, deviazione a Villafranca, per raggiungere Madonna della Neve (indicazione per Sant’Antonio di Castella). È tutta intonacata, ma sopravvivono nel candido del cemento piccole monofore a doppia strombatura.

L'ultima deviazione, sempre dalla statale 10, è per Tigliole, per ammirare un recente caso di riconversione a sede di iniziative culturali della chiesa di San Lorenzo. Alcuni anni orsono la Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici del Piemonte, in un’opera di catalogazione condotta in collaborazione con la Provincia di Asti, schedò 37 chiese romaniche sul territorio provinciale, insieme ad altre 16 che conservano tracce sostanziali delle primitive costruzioni romaniche. Con tale materiale, e col supporto di una ricca documentazione fotografica, è allestita nel chiostro del complesso di Vezzolano la Mostra Permanente del Romanico, punto di studio obbligato per chiunque intenda approfondire.

Parte del fregio sovrastante il pontile nell'atrio dell'Abbazia di Santa Maria di Vezzolano, Albugnano (At). Foto: Enrico Robetto

Redazione GdA, 12 aprile 2019 | © Riproduzione riservata

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