È nei decenni a cavallo dell’anno Mille che in diverse aree del Piemonte, così come peraltro avviene in gran parte delle terre dell’Occidente cristiano, si sviluppano quegli straordinari fenomeni artistici che vanno sotto il nome di Preromanico e Romanico. Quegli anni conobbero davvero una nuova e insperata «primavera», un rinnovato slancio collettivo con l’attenuarsi di antichi e diffusi terrori, una maggiore sicurezza sociale e territoriale, l’aumento demografico, l’estendersi delle colture.
La natura stessa, dopo un lungo periodo di piogge torrenziali e di carestie diffuse, ebbe come un improvviso risveglio di vita e una rinnovata giovinezza. Molti edifici sacri vennero costruiti ex novo, altri furono abbelliti e ampliati. I cronisti medievali ne hanno lasciato memoria e ne hanno scritto con meravigliato stupore, quasi individuando, in quella rinascita della società, il segno di una «nuova alleanza» tra Dio e gli uomini.
Sono ben note le parole che Rodolfo il Glabro, monaco nella abbazia di Cluny ...
...
(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)