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Le sculture lignee dell’altare d’Issenheim in restauro nei laboratori del Centre de recherche et de restauration des museées de France a Parigi. Foto Luana De Micco

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Le sculture lignee dell’altare d’Issenheim in restauro nei laboratori del Centre de recherche et de restauration des museées de France a Parigi. Foto Luana De Micco

Il Retablo di Issenheim in pezzi

Il restauro si concluderà non prima della primavera del 2021

Luana De Micco

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«Questo restauro restituirà coerenza al Retablo, permettendo alle sculture e alle pitture che lo compongono di ritrovare la gamma cromatica originale», spiega la direttrice del Musée Unterlinden di Colmar, Pantxika De Paepe. L’abbiamo incontrata nel laboratorio del Centre de recherche et de restauration des musées de France, insieme al team di esperti che sta restaurando il Retablo di Issenheim, capolavoro del museo. «Ci sono voluti vent’anni di studi per comprendere l’opera nella sua totalità. Il Retablo è un’opera complessa ed eccezionale», ha aggiunto la De Paepe riferendosi alla straordinaria macchina d’altare fatta di ante fisse e ante mobili che possono assumere tre diverse configurazioni. I primi studi sui pannelli dipinti risalgono al 2002-04.

Nel 2011 un intervento criticato sull’«Aggressione di sant’Antonio» aveva bloccato i lavori e innescato una serie di nuovi studi e riflessioni tra 2013 e 2014. Nel 2017 il Comitato scientifico ha finalmente convalidato il nuovo progetto di restauro che, per la prima volta, riguarda la totalità dell’opera, sculture e pitture.

Il Retablo, a tre «scomparti» e 14 pannelli, fu realizzato tra il 1512 e il 1516 dal pittore Matthias Grünewald e dallo scultore Nicolas de Haguenau per la Chiesa della Commenderia ospedaliera antoniniana d’Issenheim, in Alsazia. Nel 1793, al momento del Regime del Terrore, fu smontato e trasportato a Colmar e nel 1853 trasferito al Musée Unterlinden (riaperto nel 2016 dopo tre anni di lavori di ristrutturazione e ampliamento). I primi interventi di pulitura hanno preso il via lo scorso autunno a Colmar dove attualmente un team di restauratori guidato da Anthony Pontabry sta assottigliando sotto gli occhi dei visitatori le vernici della «Natività» e della «Crocifissione».

A giugno interverrà sul supporto e sulla cornice. Le sculture dell’ultimo «scomparto», il «cuore» del Retablo, sono state invece trasferite a settembre a Parigi, per essere sottoposte a radiografie nei laboratori del C2RMF. «Le analisi hanno messo in luce l’alta qualità e le tecniche sofisticate con cui il Retablo è stato realizzato, con grande attenzione agli effetti di profondità e alle sfumature di colore, ha spiegato la direttrice dei restauri Juliette Lévy. La policromia oggi è scurita, i colori opachi con sollevamenti e piccole lacune, ma i primi test hanno rivelato che la policromia originale si è conservata con una stupefacente vivacità di colori. Le sculture sono state ridipinte poche volte e mai totalmente, il che è molto raro. È dunque possibile asportare le ridipinture e avvicinarsi il più possibile all’originale».

Agli stessi risultati hanno portato gli studi sui pannelli dipinti: «Il Retablo è in uno stato di conservazione straordinariamente omogeno. Questo permetterà, anche visivamente, di ristabilire il dialogo tra pittura e scultura». L’intervento, per un budget di circa 660mila euro (a cui vanno aggiunti i costi «esterni», analisi, riunioni del Comitato e così via), non sarà terminato prima della primavera 2021.

Le sculture lignee dell’altare d’Issenheim in restauro nei laboratori del Centre de recherche et de restauration des museées de France a Parigi. Foto Luana De Micco

Luana De Micco, 19 aprile 2019 | © Riproduzione riservata

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