Presentazione del Rapporto Federculture: Daniela Picconi, Vice presidente Federculture, Andrea Cancellato, Presidente Federculture; Dario Franceschini, Ministro della Cultura; Miguel Gotor, Assessore alla Cultura di Roma Capitale; Umberto Croppi, Direttore Federculture

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Presentazione del Rapporto Federculture: Daniela Picconi, Vice presidente Federculture, Andrea Cancellato, Presidente Federculture; Dario Franceschini, Ministro della Cultura; Miguel Gotor, Assessore alla Cultura di Roma Capitale; Umberto Croppi, Direttore Federculture

Il Rapporto Federculture insiste sul lavoro culturale

Segnali di ripresa, sebbene limitati e lontani dai risultati prepandemia, vengono dal turismo. Si impone la necessità di adottare un Contratto Unico per la cultura a difesa dei lavoratori, oltre alla defiscalizzazione del consumo culturale e l’abbassamento e l’equiparazione dell’Iva per i prodotti della cultura

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Arianna Antoniutti

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Il 14 luglio è stato presentato a Roma, presso il Collegio Romano, sede centrale del MiC, il 18° Rapporto Annuale Federculture «Impresa Cultura», pubblicazione che ogni anno descrive, attraverso ricerche inedite, l’andamento dei consumi culturali in Italia, politiche e risorse messe in campo, tendenze di domanda e offerta. I dati elaborati e diffusi da Federculture offrono una panoramica esaustiva e dettagliata della vita culturale del nostro Paese, con particolare attenzione ai temi e alle problematiche più attuali. Se il Rapporto 2021 aveva per titolo «Progettare e ripartire», l’edizione 2022, edita da Gangemi, è rivolta a «Lavoro e innovazione: le strategie per crescere».

Federculture, federazione nazionale delle aziende di servizio pubblico locale, Regioni, Enti Locali, e tutti i soggetti pubblici e privati che gestiscono i servizi legati alla cultura, al turismo e al tempo libero, ha dunque scelto come argomento portante della propria ricognizione, il lavoro culturale, come aveva anticipato al «Giornale dell’Arte» il direttore di Federculture, Umberto Croppi.

I saggi raccolti nel volume, con prefazione del Ministro Dario Franceschini, suddivisi in due sezioni: «Cultura, lavoro, occupazione, professionalità» e «Settore culturale, politiche e prospettive», sono preceduti dall’apparato statistico sui dati dei comparti cultura e turismo relativi al triennio pre e post covid 2019-2020-2021. In essi emerge con chiarezza quanto le gravose conseguenze della pandemia, ancora in atto, abbiano duramente colpito il settore.

Come ha scritto Paolo Conti sul «Corriere della Sera», «di solito molti rapporti di questo tipo hanno il difetto di essere rassicuranti, ottimisti, di maniera. Il merito del Rapporto di Federculture è di non indorare pillole». I numeri, difatti, indicano molto chiaramente un crollo vertiginoso dei consumi nel 2019-2021: -81% cinema, -85% teatro, -82% concerti, -72% musei, -62% siti archeologici e monumenti.

Segnali di ripresa, sebbene limitati e certamente ancora lontani dalle congiunture del 2019, vengono dal turismo. In Italia, difatti, nel 2021 gli arrivi e le presenze di turisti internazionali sono cresciuti, rispettivamente, del +52,5% e del +56,8%, tuttavia ancora meno della metà dei movimenti turistici pre-pandemici. La mancanza di viaggiatori stranieri è stata in parte compensata dagli italiani che, rispetto al 2020, hanno marcato un 31,8% di arrivi e un 28,5% di presenze in più.

Per quanto concerne il primo trimestre del 2022, il ritorno dei viaggiatori stranieri in Italia, e dei viaggiatori italiani all’estero, continua sia in termini di flussi sia in termini di spesa, ma con numeri inferiori di circa un quarto e di oltre un terzo rispetto ai dati pre-covid. La correlazione fra mancanza di viaggiatori e crollo dell’editoria artistica e del turismo era stata analizzata nel gennaio scorso da una ricerca condotta dall’Associazione Italiana Editori .

Inevitabilmente, quanto freddamente riportato dai numeri si è tradotto, nel concreto, in perdite di posti di lavoro. Fra il 2019 e il 2021 l’occupazione culturale è diminuita di 55mila unità, colpendo in maniera sensibile le fasce d’età più giovani e le intermedie: -12,6% per gli under 35, -12,1% per i 35-54enni.

Ma, alle problematiche del lavoro sorte con la pandemia, si sommano quelle che sono le criticità preesistenti e che riguardano principalmente la scarsa riconoscibilità, disomogeneità e frammentarietà nei contratti e nelle tutele. Questo è il punto sul quale è necessario con urgenza intervenire, e Federculture vede come strumento essenziale per la difesa dei lavoratori l’adozione di un Contratto Unico per la cultura.

Da un questionario di rilevazione somministrato da Federculture ai propri associati e ad altre organizzazioni che operano nella cultura, sono emersi elementi certamente rilevanti. Hanno risposto al questionario 130 imprese, di cui il 28% di esse applica ai propri dipendenti il contratto Federculture, il 27% ricorre al Contratto Commercio, Terziario e Servizi, il 18% non ne dichiara la tipologia, mentre il 16% rientra nella categoria «altro».

Il 53% delle organizzazioni, inoltre, dichiara di avvalersi di servizi esternalizzati (soprattutto per vendita/prevendita/prenotazione di biglietti, visite guidate/didattica museale, servizi di caffetteria/ristorazione e bookshop), e la maggioranza delle aziende che vi ricorre dice di non essere a conoscenza della tipologia di contratto che l’esternalizzazione comporta per i lavoratori.

In tali condizioni di frammentarietà, è sempre più frequente che, ad esempio negli appalti esterni per i servizi museali, le ditte applichino il contratto dei servizi fiduciari. Esso, relativo alla guardiania armata o non armata, comporta, oltre all’evidente disparità rispetto alle mansioni svolte, una retribuzione oraria di 4,20 euro netti, quando il contratto Federculture, creato nel 1999, unico contratto nazionale specifico per i lavoratori della cultura, ne prevede 8,50.

L’adozione di un Contratto Unico offrirebbe ai lavoratori le necessarie garanzie, come del resto le stesse imprese sembrano recepire: il 77% degli interpellati da Federculture ha dichiarato tale azione necessaria o indispensabile. Come sia basilare ripartire proprio dalla tutela e dalla regolamentazione del lavoro è stato esplicitato da Andrea Cancellato, presidente di Federculture: «Come premessa di un rapporto corretto e responsabile con tutti i protagonisti della cultura, abbiamo proposto di redigere e sottoscrivere una sorta di Statuto dei diritti dei lavoratori della Cultura, forse un documento novecentesco, ma il ritorno ai “fondamentali” credo sia importante in tempi come questi, poveri di memoria e di “prassi” codificate».

Fra gli altri strumenti necessari per sostenere e rilanciare la cultura, continua Cancellato «abbiamo proposto la defiscalizzazione del consumo culturale, in analogia con le spese mediche e farmaceutiche, l’abbassamento e l’equiparazione dell’Iva per i prodotti della cultura, ma non abbiamo pregiudiziali, ci interessa il risultato. Siamo, quindi, a disposizione del Ministero, del Legislatore, delle Regioni, di chi vorrà discutere con noi, per trovare insieme le migliori soluzioni per ampliare la base della fruizione culturale in Italia».

Fra le tante criticità da affrontare, si intravede anche qualche schiarita nell’analisi dei dati di Federculture. Fra di esse, la grande adesione alle domeniche gratuite nei musei che, in tre sole giornate nei mesi di maggio, giugno e luglio, hanno registrato oltre 400mila presenze, il record di ingressi, oltre 168mila, al Salone del Libro di Torino, e le oltre 396mila registrazioni del Bonus Cultura per i diciottenni.

Segnali positivi colti dallo stesso Franceschini, intervenuto alla presentazione del Rapporto Federculture, che sul futuro si è dichiarato ottimista: «La ritrovata centralità della cultura non si perderà, non si tornerà alla stagione dei tagli e della marginalità. Ormai abbiamo la consapevolezza che investire in cultura significa creare posti di lavoro, crescita economica sostenibile e aiutare l’export. La riforma, l’aumento delle risorse e il grande investimento sul Pnrr sono la dimostrazione di questa rinnovata centralità della cultura nel nostro Paese».
 

Arianna Antoniutti, 19 luglio 2022 | © Riproduzione riservata

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