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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliCittà e borghi, spopolamento e overturism, cultura e visitatori: l’Associazione per l’Economia della Cultura, associazione scientifica nata nel 1986 da un’idea di Giuseppe Galasso e Carla Bodo, riflette da sempre su temi che vedono al centro la necessità di mediare esigenze culturali e utilizzo economico dei «beni culturali». Ora, con il ciclo di conferenze «Le reazioni del mondo della cultura alle innovazioni delle tecnologie nelle forme istituzionali e nei modelli di fruizione», aperte a tutti, non solo al pubblico degli esperti e degli studiosi, l’obiettivo è quello della divulgazione e dello sviluppo sociale e culturale. Finanziato con Fondi otto per mille della Chiesa Valdese e con il coordinamento scientifico di Pietro Valentino, direttore della rivista «Economia della Cultura» (trimestrale pubblicato, dal 1991, da Il Mulino), il ciclo di conferenze ha preso avvio il 17 giugno presso la Fondazione Basso, con la tavola rotonda «La cultura a sostegno delle nuove forme dell’abitare: nelle città e nei borghi».
Moderati dal presidente dell’Associazione Alessandro Leon, e introdotti da Ledo Prato, segretario generale dell’associazione Mecenate 90, sono intervenuti Antonio di Gennaro, agronomo, Giovanni Padula, economista urbano e fondatore di CityO, Alessandra Panzini, architetto, Marchingegno srl, e Rossano Pazzagli, professore di Storia del territorio e dell’ambiente presso l’università del Molise.
«Il primo incontro, spiega Alessandro Leon, aveva come obiettivo quello di proporre una riflessione sul tema della cultura come strumento rivolto al recupero e allo sviluppo economico e sociale di paesi, città e aree metropolitane italiane. In un momento storico in cui sono sempre più visibili i processi di spopolamento e di abbandono del territorio, non solo nelle aree più distanti ma anche nelle grandi città, ci si è confrontati sulle opportunità e sulle criticità prodotte da politiche che possono ribaltare questa condizione. Non è la prima volta che si assiste allo spopolamento: è già avvenuto tra gli anni ’50 e ’70 e quella lezione non sembra essere stata studiata e compresa a fondo. Oggi colpisce l’inerzia accompagnata dallo sconforto sia delle forze politiche, sia delle amministrazioni pubbliche, in attesa che qualcosa possa dare avvio a un cambiamento».
In che modo il convegno ha rilevato le principali cause dei processi di spopolamento e abbandono del territorio? Continua Leon: «Nel ritenere che tali processi non sono di per sé irreversibili, a differenza di quanto afferma il Cnel in un recente documento riguardante le aree interne, i relatori hanno messo in evidenza i nodi oggi irrisolti o poco presidiati che condizionano il potenziale/possibile successo: la complessità dei processi amministrativi; l’eccessiva diversificazione delle leggi di spesa e del numero di autorità di gestione (Stato, Regione, Ue, ecc.); il depauperamento degli uffici tecnici dei Comuni a causa del mancato turn-over della Pubblica amministrazione; l’inseguimento di modelli di intervento stereotipati e immaginari per la cultura e lo sviluppo locale; l’assenza di una visione di insieme di una strategia coerente e sostenibile dei programmi; il timore di un coinvolgimento più intenso dei cittadini nelle fasi di definizione dei piani e dei progetti culturali; la scarsa preparazione di tanti progettisti chiusi nell’autoreferenzialità. Eppure, con l’ausilio di casi di studio ed esperienze, il vivace dibattito scaturito dai relatori ha messo in rilievo che queste condizioni non sono sempre presenti o insuperabili, che molti territori sono in grado di mettere a punto programmi efficaci meglio di quanto si è fatto nelle grandi città, che la cattiva progettazione o la debolezza amministrativa non è un’automatica condanna, che esistono forze, capacità e innovazione ovunque che se ben indirizzate e sostenute possono sortire un successo oggi insperato. È successo a Matera e succederà in futuro altrove: i casi di studio illustrati di Montalto delle Marche e di Cabernardi fanno ben sperare».
Il prossimo appuntamento con le conferenze tematiche sarà a dicembre, con la tavola rotonda «L’impatto sociale dei modelli di fruizione del patrimonio». In una sede ancora in via di definizione, si parlerà di politiche turistiche e culturali locali, nella loro duplice valenza: «positiva» in termini di crescita del valore aggiunto e dell’occupazione, anche intellettuale; e «negativa», con gentrificazione dei centri storici, inquinamento, spreco di risorse idriche, consumo di suolo.
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