Tintoretto, «Giuditta e Oloferne» © Museo Nacional del Prado, dist. Rmn-GP image du Prado

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Tintoretto, «Giuditta e Oloferne» © Museo Nacional del Prado, dist. Rmn-GP image du Prado

Il genio giovane

In attesa della grande mostra a Venezia, il Musée du Luxembourg celebra Tintoretto

Tra il 2018 e il 2019 musei di tutto il mondo celebrano i 500 anni dalla nascita di Jacopo Robusti detto Tintoretto (Venezia, 1518-94). In attesa delle importanti mostre al Palazzo Ducale e alle Gallerie dell’Accademia di Venezia dal 7 settembre al 6 gennaio 2019, a Parigi il Musée du Luxembourg si focalizza sugli anni di gioventù con la mostra «Tintoretto. Nascita di un genio», organizzata dal 7 marzo al primo luglio in collaborazione con il Wallraf-Richartz Museum & Fondation Corboud di Colonia, che l’ha già ospitata.

Sono indagati gli anni dal 1537 al 1555, dalla prima opera nota di Tintoretto, «L’Adorazione dei Magi» che dipinse a soli 20 anni tra il 1537-38 e in prestito dal Prado di Madrid, fino alle commissioni degli anni ’50, come «La principessa, san Giorgio e san Luigi» (1551 ca) dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Sugli anni della giovinezza persistono ancora zone d’ombra. Una delle fonti principali resta la biografia del 1642 di Carlo Ridolfi che raccolse i ricordi di Domenico Robusti, figlio di Jacopo, e al quale si devono alcuni degli aneddoti più noti sul giovane Tintoretto. Si racconta per esempio che, da bambino, utilizzasse le tinture del padre, un modesto tintore (da cui il soprannome) per disegnare sulle pareti del suo laboratorio. Il genitore lo fece poi entrare come apprendista nella bottega di Tiziano che, però, pare lo cacciò dopo qualche giorno perché geloso del precoce talento dell’allievo. Tintoretto però era ambizioso e audace, tanto che nel 1538 aveva già una sua bottega. Vasari scrisse di lui che «nelle cose di pittura fu stravagante, capriccioso, presto e risoluto. Il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura».

La mostra, in un percorso tematico che riunisce prestiti importanti, esplora il metodo di lavoro del giovane artista mostrando anche il suo interesse per l’architettura e il teatro, le strategie che usò per coltivare la sua clientela e la collaborazione con Giovanni Galizzi. Dalla National Gallery of Art di Washington arriva «La conversione di san Paolo» (1538-39), dalla Galleria Estense di Modena il «Giove e Semele» (1541 ca) e dal Philadelphia Museum of Art lo splendido autoritratto del 1547.

MUSEE DU LUXEMBOURG

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Luana De Micco, 05 marzo 2018 | © Riproduzione riservata

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