Family of flowers (2024), di Klara Krstalova

Foto: Carl Henrik Tillberg. © Klara Kristalova / Adagp, Paris 2024. Cortesia dell’artista e di Perrotin

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Family of flowers (2024), di Klara Krstalova

Foto: Carl Henrik Tillberg. © Klara Kristalova / Adagp, Paris 2024. Cortesia dell’artista e di Perrotin

Le bestie di Kristalova

Opere in ceramica che rappresentano bizzarre creature ibride, tra uomo, animale ed elementi naturali arricchiscono il suggestivo percorso espositivo nella galleria Perrotin

Con la mostra «Beast», visitabile sino all’1 giugno, la galleria Perrotin invita il visitatore ad immergersi nel mondo suggestivo e enigmatico di Klara Kristalova, popolato di mostri e creature ibride, in piena metamorfosi, tra uomo, animale, fiore e radice, ispirati ai miti nordici e ai racconti paurosi d'infanzia. Klara Kristalova, nata nel 1967 a Praga, quando ancora esisteva la Cecoslovacchia, figlia dell’artista ceco in esilio Eugen Krajcik (1943-1999), vive, sin da quando era bambina, in Svezia e ha studiato alla Royal University College of Fine Art di Stoccolma. In Italia, a Milano, ha partecipato nel 2010 alla collettiva «In full bloom» per il 15mo anniversario della galleria di Raffaella Cortese. «Sono una disegnatrice-pittrice che scolpisce», dice di se stessa.

L’autrice è infatti nota soprattutto per le sue opere di ceramica a cui si dedica dagli anni ’90 e di cui la galleria parigina, che le organizza l’ottava monografica, espone una serie recente, accompagnata da alcune opere grafiche. Ogni nuova scultura nasce da un disegno preparatorio. Dopo di che Kristalova lavora la materia direttamente con le dita e, dopo la prima cottura al forno, applica la pittura a smalto per ottenere una superficie lucida e brillante.

Ricorrere volontariamente a «tecniche ancestrali» è voluto per ottenere risultati imprevisti, irregolarità e imperfezioni apparenti nelle forme e nei colori. Ciò che alla fine emerge sono personaggi bizzarri, come «Bird sitting», figura solitaria e malinconica, metà bimbo metà uccello. Se «All my thoughs» rappresenta un’inquietante donna-testa, «Bûche» è una giovane prigioniera di un tronco.

«All my thoughts» (2024), di Klara Kristalova. Foto: Carl Henrik Tillberg. © Klara Kristalova / Adagp, Parigi 2024. Cortesia dell’artista e di Perrotin

Caratteristica sempre più frequente di queste opere è l’irruzione dell’elemento vegetale nell’ambito umano: «Rami di alberi e radici che spuntano dai corpi sono tanto fattori di potenza, dei bastioni contro la dismisura umana, che potenziali prigioni», spiega la curatrice Ophélie Ferlier Bouat. Nel popolo di ceramica di Kristalova si mescolano con ironia e ambiguità realtà e finzione, umano e soprannaturale, ricordando i mostri di ceramica o di legno intarsiato di Gauguin, ispirati alle divinità del Pacifico.

«The fly’s kiss» è il bacio surreale tra un gigantesco insetto e un bambino. Attraverso la figura indeterminata del «mostro», che incarna frustrazioni e paure, l’artista solleva la questione del rapporto con l’altro e con la diversità, del peso sociale dello sguardo altrui ma anche della fragilità della vita e della definizione di corpo e dei suoi limiti, del bello e del brutto (o piuttosto del mostruoso).

«La natura indeterminata di questi esseri ibridi, ha aggiunto Ophélie Ferlier Bouat, li colloca in un universo fantastico che nasce dal simbolismo: davanti ai fiori-volti, come in “Family of flowers”, è inevitabile pensare alRagno sorridente” di Odilon Redon. Questi esseri diventano “fantasmi”, nel senso etimologico originale di apparizioni. Ci troviamo in un’altra realtà o nel mondo del sogno, o addirittura dell’incubo, lontano cugino delle visioni di Munch o di Goya?».

Luana De Micco, 12 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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