Image

«La prédication de S. Pierre à Jérusalem (La predica di san Pietro a Gerusalemme)» (1642), di Charles Poërson (particolare)

© Drac Île de France

Image

«La prédication de S. Pierre à Jérusalem (La predica di san Pietro a Gerusalemme)» (1642), di Charles Poërson (particolare)

© Drac Île de France

Notre-Dame libera dalla polvere il prossimo autunno

A cinque anni dall’incendio anche i 22 dipinti monumentali della Cattedrale sono stati recuperati e fino al 21 luglio si possono vedere da vicino

Luana De Micco

Leggi i suoi articoli

Dopo un restauro senza precedenti durato due anni, i 22 quadri di artisti maggiori, francesi e italiani, del ’600 e del ’700, tra cui Charles Le Brun e Guido Reni, salvati dall’incendio di Notre-Dame dell’aprile 2019, sono esposti fino al 21 luglio alla Galerie des Gobelins del Mobilier National. «È un’occasione unica per osservare da vicino questa collezione di opere monumentali che, quando torneranno nella cattedrale, saranno installate a quattro metri di altezza e non si sposteranno più», spiega Marie-Hélène Didier, conservatrice dei monumenti storici alla Drac Île-de-France (Direction régionale des Affaires culturelles). 

Tra i 22 quadri, ci sono anche i cosiddetti «Mays de Notre-Dame», 13 tele di grande formato che furono offerte alla cattedrale tra il 1630 e il 1707, ad ogni mese di maggio, dalla corporazione degli orafi parigini. In origine i «Mays» erano 73. Poi alla Rivoluzione molti andarono dispersi o entrarono nei musei francesi. Solo dopo la Seconda guerra, la collezione fu un po’ alla volta ricostituita, ma solo parzialmente. Tra i quadri restaurati figurano: un «Martirio di San’Andrea» di Charles Le Brun (1646-47), una «Conversione di San Paolo» di Laurent de La Hyre (1636-37), «La discesa dello Spirito Santo» di Jacques Blanchard (1633), una «Natività della Vergine» di Louis e Matthieu Le Nain (160-45) e un «San Carlo Borromeo e la peste» di Carle Van Loo (1743). E due opere di artisti italiani: «Il trionfo di san Giobbe» di Guido Reni (1625 circa) e il «San Bernardino da Siena che salva la città di Carpi» di Ludovico Carracci (1619 circa). 

Il recupero è stato portato avanti da tre squadre di restauratori, una cinquantina di esperti in tutto, con la supervisione della Drac e del Centro di Ricerca e di Restauro dei musei di Francia (C2Rmf): «Restaurare 22 quadri in due anni, rispettando i tempi di consegna, ha richiesto una complessa logistica e un ritmo di lavoro molto sostenuto, spiega Marie-Hélène Didier. L’incendio non ha danneggiato le opere, ma molte non erano state restaurate dagli anni 60. Le vernici si erano ossidate e i rossi, blu e ocra si fondevano in un’uniforme totalità giallastra. Le opere hanno ritrovato luminosità e soprattutto i loro colori vivi, con effetti di contrasto notevoli». 

Restauro di una tela della serie «Mays de Notre-Dame». © Drac Île de France

I quadri saranno collocati tra le cappelle della navata e il transetto «secondo un nuovo percorso liturgico proposto dalla diocesi e con l’accordo della Drac». I più piccoli formati saranno esposti nel Tesoro e nella Torre nord. In mostra a Parigi ci sono anche arazzi e altri decori, tra cui la sezione già restaurata del monumentale tappeto del coro, realizzato tra il 1825 e il 1833 su richiesta di Carlo X e donato alla cattedrale da Luigi Filippo. Sono presentati anche i modelli dei futuri arredi liturgici, progettati dall’artista Guillaume Bardet, e alcune sedie disegnate da Ioanna Vautrin

La riapertura al pubblico di Notre-Dame è attesa per l’8 dicembre 2024. Il ritmo del recupero del monumento, finanziato con oltre 800 milioni di euro di doni, sta seguendo l’andamento previsto. Nel dicembre 2023, è stata completata la struttura in legno di quercia verde della nuova guglia, ricostruita identica a quella di Viollet-le-Duc sparita nel rogo. In cima è stato posato il nuovo galletto d’oro con le sante reliquie. Anche l’intelaiatura del tetto del coro e della navata è stata terminata. Il cantiere procede con i lavori di rivestimento in piombo. A marzo il ministero della Cultura ha lanciato il progetto, già molto contestato, per la realizzazione di vetrate contemporanee da installare (non prima del 2026) in sei cappelle della cattedrale, al posto delle vetrate ottocentesche, che saranno esposte più tardi nel futuro Musée de l’Oeuvre de Notre-Dame. Un comitato di esperti, composto da 20 membri e presieduto da Bernard Blistène, ex direttore del Musée d’art moderne del Centre Pompidou, è stato incaricato di selezionare gli artisti a cui commissionare l’opera. 

Intanto continua a pieno regime il recupero di statue, opere tessili e oggetti di oreficeria che saranno esposti nella cattedrale o nel Tesoro: «Le opere stanno tornando a Notre-Dame a mano a mano che vengono restaurate. I quadri saranno ricollocati alla fine, in autunno, una volta che tutte le impalcature saranno smontate e non ci sarà più polvere, aggiunge Marie-Hélène Didier. Tutti gli elementi di decoro interni della chiesa, visibili al pubblico, le statue, gli scranni del coro, il pulpito, gli altari, saranno stati restaurati per il giorno dell’inaugurazione. È il primo intervento di recupero completo della cattedrale dall’epoca di Viollet-le-Duc. Non l’abbiamo mai vista così luminosa».

Luana De Micco, 22 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

«Abbastanza grandi da entrarci dentro»: nella Galerie de Photographies al Centre Pompidou la prima retrospettiva in Francia della fotografa svizzera

Una mostra al LaM-Musée d’art moderne Lille Métropole riunisce le sue «testine» in argilla, legno e bronzo e grandi disegni 

Sono state riunite alla Fondation Vuitton (dopo una tappa all’Smk di Copenaghen) per la prima volta le opere che l’artista francese dipinse nella celebre tela

Il mosaico ritrovato nel centro della cittadina francese è lo spunto per approfondire il mito dell’eroe omerico

Notre-Dame libera dalla polvere il prossimo autunno | Luana De Micco

Notre-Dame libera dalla polvere il prossimo autunno | Luana De Micco