Il fabbro cosmonauta Eliseo Mattiacci
È morto a 79 anni lo scultore che dialogava con le stelle

Roma, 1968: Eliseo Mattiacci irrompe nel lunghissimo invaso del Circo Massimo con i suoi allievi dell’Istituto d’arte e con loro dà vita a un’azione en plein air: apparvero in cerchio ombrelloni da mercato, atterrarono teloni lanciati dai ragazzi in corsa, lunghe strisce di carta catramata sorrette da cavalletti.
Che lo sapesse o meno, l’allora ventottenne artista agiva in uno spazio, l’antico ippodromo di Roma, che per i suoi costruttori era una sorta di modello del cosmo, laddove, sulla spina che ne divideva la pista, l’obelisco era il sole, le dodici gabbie da cui partivano le bighe i segni dello zodiaco, le colonnine delle «mete» i giorni cruciali di un mese astronomico e le 24 ore del giorno.
Lo spazio, il tempo e la relazione fra terra e cosmo avrebbero rappresentato i temi fondamentali dell’arte di Eliseo Mattiacci. Nato nel 1940 a Cagli, scomparso il 26 agosto a Pesaro, dove da tempo
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