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Il 17 settembre si aprirà al pubblico, ricostituito filologicamente, l’antico Camerino funebre di Gaston de Foix in quella «reggia» che è Villa Arconati, a Castellazzo di Bollate, presso Milano, dove sin dal ’600 erano conservati numerosi marmi del monumento funebre del valoroso e sfortunato nipote di Luigi XII, comandante generale dell’esercito di Francia in Italia, caduto nel 1512 a soli 23 anni nella battaglia di Ravenna contro la Lega Santa.
Per celebrarlo, si commissionò ad Agostino Busti detto il Bambaia (1483-1548) un grandioso monumento funebre ma, arrivati presto a Milano gli Spagnoli, il lavoro non fu mai completato e i molti elementi già conclusi divennero preda ambita del grande collezionismo milanese. Per i sette bassorilievi con la vicenda della sua morte la spuntarono gli Arconati.
Non poterono però avere la statua del giacente, murata dalle monache del convento di Santa Marta, cui la gran «macchina» era destinata (l’avrebbero sostituita con un calco). All’arrivo di Napoleone tuttavia, soppressi i conventi, quel marmo passò a Brera, poi al Castello Sforzesco dov’è tuttora, nella Sala degli Scarlioni, e dove negli anni ’90 fu raggiunto, grazie all’acquisizione da parte del Comune di Milano, da tutti i marmi conservati dagli Arconati, che nel tempo avevano arricchito con altri elementi il Camerino funebre: un luogo che sbalordì anche Canova, in visita all’inizio dell’800, per la qualità delle sculture di Bambaia.
Altri marmi originali erano sparsi in musei d’Italia e del mondo, e lì dovette andarli a cercare il formatore Piero Pierotti quando, nel 1872, il Ministero dell’Istruzione Pubblica, allora ignaro del fatto che il complesso scultoreo non fosse mai stato concluso, gli commissionò i calchi di tutti i pezzi, in vista di una mostra che ricostruisse il monumento.
I calchi finirono poi nei depositi del Castello Sforzesco di Milano, ed è di lì che, grazie a un accordo tra Claudio Salsi, allora soprintendente del Castello Sforzesco, Francesca Tasso, direttrice dei Musei del Castello, e Sonia Corain, conservatore di Villa Arconati, 30 di quei gessi ottocenteschi oggi giungono nel «Camerino funebre» di Castellazzo, disposti (grazie a immagini di fine ’800) esattamente come un tempo erano i marmi originali, a far corona alla figura giacente di Gaston de Foix, l’unico gesso rimasto qui fra quelli che gli Arconati acquisirono per colmare i vuoti della loro collezione: tutti restaurati dalla Fondazione Augusto Rancilio, cui la Villa fa capo, restituiscono perfettamente l’immagine di uno dei luoghi più celebrati dell’antico collezionismo milanese.
Il Camerino funebre di Gaston de Foix sarà visitabile tutte le domeniche, nei mesi d’apertura al pubblico di Villa Arconati, da tutti i possessori del biglietto d’ingresso per visite libere o guidate.

Particolare del Camerino funebre di Gaston de Foix in una cartolina di fine Ottocento
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