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I vetri degli architetti viennesi

Veronica Rodenigo

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Trecento opere austriache del primo Novecento nelle Stanze del Vetro

La moderna arte vetraria austriaca giunge in laguna con la mostra «Il vetro degli architetti. Vienna 1900-1937». Nelle Stanze del Vetro sono esposte oltre 300 opere del Mak-Austrian Museum of Applied Arts/Contemporary Art di Vienna e di collezioni private. Prosegue così il progetto pluriennale promosso da Pentagram Stiftung e Fondazione Giorgio Cini per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria italiana e internazionale del XX e XXI secolo.

Protagoniste sono le produzioni di alcuni dei principali artefici del modernismo viennese: giovani architetti e designer come Josef Hoffmann (1870-1956), Koloman Moser (1868-1918), Joseph Maria Olbrich (1867-1908), Leopold Bauer (1872-1938), Otto Prutscher (1880-1949), Oskar Strnad (1879-1935), Oswald Haerdtl (1899-1959) e Adolf Loos (1870-1933). Figure che accanto a «un’intellettualizzazione» del lavoro seppero trasferire nuove conoscenze nel mondo accademico.

Così, a cavallo del secolo nella capitale asburgica attecchirono le tendenze Arts and Crafts, Liberty e Art Nouveau aprendo la strada alla Secessione viennese, traghettata nel ’900 dal magistero architettonico di Otto Wagner (1841-1918) presso l’Accademia di Belle arti dal 1894. A molti suoi allievi si devono la nascita del movimento della Secessione (1897), l’insegnamento presso la Wiener Kunstgewerbeschule e l’impegno nella Wiener Werkstätte.

Con un centinaio di addetti, la Wiener Werkstätte, comunità di produzione costituita nel 1903, rappresenta un momento centrale nella sperimentazione linguistica e tecnica. La collaborazione di architetti e designer con vetrai viennesi e intermediari come J. & L. Lobmeyr ed E. & L. Bakalowits, immette sul mercato numerosi pezzi, molti in produzione ancora oggi.

Il curatore Rainald Franz, responsabile delle collezioni di vetro e ceramica del Mak, spiega: «La mostra è divisa in sezioni cronologiche che corrispondono ai capitoli del catalogo, accostando gli oggetti in vetro ai loro progetti con fotografie che ne documentano la produzione, il design e le mostre che li presentarono. Si comincerà dai primi vetri “moderni” esposti nelle mostre della Secessione per terminare col “gabinetto degli specchi” allestito da Josef Hoffmann nell’Esposizione universale del 1937. Le soluzioni radicali furono importanti per lo sviluppo delle moderne forme artistiche in vetro. Lo stesso governo austro-ungarico fino al 1918 incentivò una politica di promozione per consolidare il vetro ideato dai designer viennesi e prodotto in Boemia».

Quanto all’impatto sul design del vetro veneziano e italiano, Franz osserva che: «figure del calibro di Hoffman parteciparono a esposizioni italiane quali le Biennali di Monza e la Triennale di Milano, mentre artisti vetrari italiani esposero in mostre viennesi come Kunstschau 1920. Lo stesso Carlo Scarpa scrisse della forte influenza che l’Art Nouveau austriaca e in particolare Hoffmann ebbero sul suo lavoro. Naturalmente, pubblicazioni ed esposizioni ebbero in ciò un grande ruolo».

Veronica Rodenigo, 04 maggio 2016 | © Riproduzione riservata

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