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Un mosaico del Museo Provinciale Campano di Capua

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Un mosaico del Museo Provinciale Campano di Capua

I teatri romani della Campania Felix

Il Patrimonio culturale della Campania | Provincia di Caserta

Olga Scotto di Vettimo

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L'antica Capua, Santa Maria Capua Vetere
Definita da Cicerone Altera Roma, l’antica Capua, nota per i leggendari ozi di Annibale durante la seconda guerra punica e per la sanguinosa rivolta dei gladiatori guidata da Spartaco (73 a.C.) fu un centro ricco e prospero e svolse un ruolo egemonico nell’antichità. Nell’840 d.C., invasa dai Saraceni, si trasferì sulle rive del fiume Volturno dove sorgeva il porto fluviale di Casilinum. Sulle rovine della città romana sorsero dei casali di contadini, tra cui quello di Santa Maria cui si deve il nuovo nome della città che nel 1862 venne integrato con «Capua Vetere» per sottolineare le antiche radici.

I monumenti funerari lungo la via Appia, la domus di via degli Orti, il Mitreo, il Criptoportico e, soprattutto, l’Anfiteatro campano (fine del I-inizi II secolo d.C.) con il parco archeologico antistante restituiscono una significativa testimonianza del ruolo e della grandezza dell’antica città. L’Anfiteatro sorge immediatamente fuori le mura ed è il luogo in cui combatté dal 75 a.C. il trace Spartaco. Secondo per dimensioni al Colosseo, venne realizzato in sostituzione dell’arena meno capiente di età repubblicana. Le ricche decorazioni, alcune conservate in loco e poche altre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e al Museo Provinciale Campano, furono utilizzate come materiale di spoglio durante la dominazione sveva.

Al di sotto si sviluppano sotterranei che, comunicanti tra loro mediante corridoi, ospitavano le gabbie per gli animali, i macchinari, gli apparati scenici e una cisterna d’acqua. Il Museo dei gladiatori espone con soluzioni innovative decorazioni dell’Anfiteatro, iscrizioni onorarie, materiali ceramici, frammenti scultorei, teste di statue che ornavano le arcate e un plastico che riproduce l’aspetto originario dell’edificio e la ricostruzione di uno dei «vomitoria» (accessi alla cavea). Nelle scuderie di una caserma di cavalleria costruita nel 1848 ha invece sede il nuovo Museo Archeologico dell’antica Capua che, nato nella seconda metà del ’900 per raccogliere e presentare i materiali emersi dagli scavi effettuati nel territorio di Capua, conserva i reperti provenienti dai villaggi neolitici fino al 300 circa a.C.

Anfiteatro campano e Museo dei gladiatori, piazza I Ottobre 1860, Santa Maria Capua Vetere (CE)
Museo Archeologico dell’antica Capua e Mitreo, via Roberto d’Angiò 48, Santa Maria Capua Vetere (CE)

Capua

Fondata in epoca medievale sul Volturno in seguito alla distruzione dell’antica Capua, la città, porta di accesso verso Napoli, è stata duramente colpita dai bombardamenti del 1943. Conserva comunque importanti testimonianze, tra cui il Castello delle Pietre (realizzato con i materiali di scavo dell’Anfiteatro campano), la Cattedrale, palazzi rinascimentali, bastioni e mura di difesa. All’interno dello storico Palazzo Antignano, che si apre con un portale durazzesco-catalano, si sviluppa il Museo Provinciale Campano di Capua che dal 1874 raccoglie reperti archeologici, medievali e moderni del territorio.

Attraverso la presenza di numerosi oggetti di importazione la sistemazione ottocentesca, mantenuta anche con l’ultimo ordinamento delle collezioni, consente di cogliere i frequenti scambi tra le comunità locali e i viaggiatori provenienti soprattutto da Corinto e dalla Magna Grecia. La raccolta più significativa è certamente costituita dalle «Madri di Capua», sculture in tufo locale diverse per dimensioni, stili e cronologia (fine VI-III secolo a.C.). Probabilmente ex voto delle donne dell’aristocrazia capuana, sono state realizzate da artigiani locali con un linguaggio realistico-espressionistico. Importante anche la sezione medievale che documenta la fioritura della città tra il X e il XII secolo.

Museo Provinciale Campano di Capua, via Roma 68, Capua (Ce)

I teatri di Sessa, Teanum Sidicinum, Cales
Sessa Aurunca, Calvi Risorta e Teano, abitate dagli Aurunci (le prime due) e dai Sidicini (la terza) e sotto il dominio romano dal IV sec. a.C., sono tre antiche città fondate su crinali di tufo che oggi consentono di compiere un percorso di visita tra i teatri romani. Edificato sotto Augusto (I secolo d.C.) e ampliato sotto Antonino (II d.C.), il Teatro romano di Sessa Aurunca testimonia l’importanza di Sessa non solo per la preziosità dei reperti rinvenuti, ma anche per la capacità dell’edificio di accogliere fino a 7-10 mila spettatori. Le colonne con marmi colorati provenienti dalle isole greche, dalla Numidia e dall’Egitto, gli architravi e i capitelli in marmo bianco di Carrara e di Atene, le iscrizioni dedicatorie e le sculture monumentali restituiscono la ricchezza ornamentale del sito.

A poca distanza dal Teatro, sulla terrazza a ovest della città antica presso il Foro, sorge il Criptoportico, forse di età sillana o tardo sillana. Il Teatro romano di Teanum Sidicinum, costruito alla fine del II secolo a.C., fu modificato in età augustea, probabilmente con l’elezione di Teanum Sidicinum a colonia romana, e arricchito con colonne di marmi preziosi e raffinate decorazioni. Faceva parte di un complesso architettonico costituito da una grande terrazza artificiale su cui era edificato anche un tempio, forse dedicato ad Apollo. Rinnovato nuovamente agli inizi del III secolo d.C. su impulso di Settimio Severo, ma completato da Gordiano III, il Teatro di Teanum assunse un aspetto grandioso.

In epoca tardo antica e medievale sulle rovine dell’edificio, crollato forse a causa di un terremoto, si impiantò un cantiere per il recupero dei marmi. In età moderna dell’antico Teatro restava solo un vago ricordo tanto che la zona prese il nome di «Le Grotte» e vi venne edificata una cappella dedicata alla Madonna. Del Teatro romano racconta una sezione del Museo Archeologico di Teanum Sidicinum, con plastici ricostruttivi del complesso nelle sue diverse fasi e resti architettonici, tra cui architravi, capitelli riccamente decorati e apparati scultorei di grande pregio. Il museo conserva anche i reperti provenienti dagli scavi del centro antico e nel territorio di Teanum Sidicinum.

Dell’antica Cales, oggi attraversata dall’autostrada, rimangono alcune evidenze archeologiche di età preromana e romana. Fondata dagli Ausoni nell’attuale territorio di Calvi Risorta, tra i torrenti Rio de’ Lanzi e Rio Pezzasecca, Cales dal 334 a.C. divenne colonia romana e fu preposta al controllo dei confini settentrionali della Campania antica e delle vie di accesso al Lazio e al Sannio. Del I secolo a.C. sono l’Anfiteatro (con successivi rimaneggiamenti in età imperiale) e il complesso delle Terme centrali, che conserva quasi integralmente parte degli ambienti. Al I-II sec. d.C. risalgono invece le Terme settentrionali i cui resti, disposti su tre livelli, sono visibili lungo l’asse viario principale coincidente con il tracciato della via Latina che collegava Teanum con Capua. Lavori di scavo compiuti più di recente hanno consentito di riportare alla luce la cavea del Teatro, il cui impianto originario sembrerebbe risalire al II secolo a.C. L’edificio fu poi interessato da importanti rifacimenti in età augustea (I secolo a.C.-I secolo d.C.).

Teatro e Criptoportico romano di Sessa Aurunca, via Aldo Moro, Sessa Aurunca (Ce)
Teatro romano di Teanum Sidicinum, via Pioppeto, Teano (Ce)
Museo Archeologico di Teanum Sidicinum, piazza Umberto I 29, Teano (Ce)
Area Archeologica di Cales, Calvi Vecchia, Calvi Risorta (Ce)


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Un mosaico del Museo Provinciale Campano di Capua

Il Teatro Romano di Sessa Aurunca (Ce)

L’Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere

Olga Scotto di Vettimo, 09 agosto 2020 | © Riproduzione riservata

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