Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliLa notizia circolava nei corridoi già da qualche giorno, ma solo il 7 marzo la stampa locale ha cominciato a darne comunicazione. Ora, con la conferenza stampa di ieri a Padova Marco Goldin ha fugato definitivamente ogni possibilità di ripensamento.
La mostra trevigiana, o meglio quello che Goldin solo ieri ha chiarito essere un ciclo di ben otto proposte espositive diffuse in città, non si farà.
Troppe incertezze, sostiene il curatore, in merito all’adeguamento dei lavori al Museo di Santa Caterina, troppa ostilità da parte del Comitato Santa Caterina Bene Comune (che però in una nota respinge come «pretestuose le accuse da parte di Linea D’Ombra» e rimarca come «legittime le critiche a un progetto ritenuto inadeguato e dannoso per il patrimonio artistico e architettonico della città»).
Goldin, in una videointervista rilasciata al «Corriere del Veneto», illustra così quello che avrebbe dovuto essere il concept per il capoluogo della Marca.
«"Treviso e il mondo" era il progetto che avevo pensato per la città, costruito attorno a otto mostre in tre luoghi diversi: il Museo di Santa Caterina, la chiesa di Santa Caterina (inclusa nel percorso del complesso museale Ndr) e il Museo Bailo, futura sede della galleria dell’Otto e del Novecento (attualmente in restauro Ndr). Il progetto voleva raccontare la storia di alcune grandi collezioni internazionali. Accanto ad esse c’era la possibilità di far conoscere al largo pubblico anche le opere dei musei trevigiani. Quindi una selezione dei lavori della pittura antica da Lotto fino a Guardi, le storie di sant’Orsola di Tomaso da Modena e poi, al Museo Bailo, una mostra sulla scultura e sull’arte a Treviso dalla fine dell’Ottocento alla metà del Novecento; Arturo Martini; un omaggio a Zoran Music a 10 anni dalla morte e il ritorno, con una mostra dossier (una ventina di opere circa) di Gino Rossi dopo l’ultima esposizione del 1974 a Ca’ da Noal».
Goldin esprime inoltre tristezza nell’aver perduto quest’occasione e giudica normale la richiesta di una penale di tre milioni di euro come garanzia organizzativa, cifra comprensibilmente risultata insostenibile per il consorzio di Promozione turistica della Marca trevigiana che di fatto avrebbe dovuto garantire l’impegno con Linea D’Ombra.
A creare un netto contrasto con il dispiacere goldiniano sembra però essere la gestione stessa del tutto: progetto troppo complesso e ambizioso da realizzare in un così stretto arco di tempo e mai discusso tenendo conto della sua concreta fattibilità (soprattutto in mancanza di sedi pronte ad accoglierlo); assenza di una concertazione con l’intero consiglio comunale e, da ultimo, un atteggiamento tutt’altro che conciliante, con clausole incontrovertibili modello «prendere o lasciare».
Verrebbe inoltre da chiedersi se, per valorizzare la ricca collezione cittadina e gli spazi di un nuovo museo come il Bailo (che auspichiamo, riapra al più presto), sia necessario chiamare Marco Goldin e impegnarsi in un’avventura dalle ripercussioni economiche così gravose e poco prevedibili. Tant’è.
Intanto i lavori al museo sono partiti comunque (ufficialmente da ieri) e sulla stampa locale continua a scatenarsi la bagarre poiché Goldin, nell’illustrare il suo complesso sogno curatoriale avrebbe citato, chiamandoli in causa, possibili curatori ignari delle loro future curatele: tra questi, Maria Elisabetta Gerhardinger, conservatrice del Museo di Santa Caterina, Nico Stringa ed Enrica Cozzi.
Altri articoli dell'autore
Una personale dell‘artista serbo tra Venezia e Milano, frutto della collaborazione tra BUILDING Gallery e Fondazione Giorgio Cini.
A Venezia, tra le sedi di Palazzo Bembo, Palazzo Mora e Giardini della Marinaressa, 207 partecipanti da 52 Paesi danno vita alla settima edizione della mostra «Time Space Existence»
Il nuovo corso delle Procuratie Vecchie prende il nome di San Marco Art Centre, con un programma che abbraccerà le arti visive, l’architettura, la moda, la tecnologia e il cinema
L’energia caotica della città è sempre positiva, ma servono una maggior collaborazione tra istituzioni pubbliche e private e più attenzioni ai trasporti, alle soluzioni abitative anche per i semiresidenti, alle fragilità strutturali e all’equilibrio fra tutela e accessibilità. Ne parlano la direttrice della Peggy Guggenheim Collection e l’ex direttrice delle Gallerie dell’Accademia