«Black Marble Under Yellow Light» (1981-88), di Bruce Nauman. Barcellona, La Caixa Foundation Contemporary Art Collection. © 2022 Bruce Nauman / SIAE Courtesy Sperone Westwater, New York

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«Black Marble Under Yellow Light» (1981-88), di Bruce Nauman. Barcellona, La Caixa Foundation Contemporary Art Collection. © 2022 Bruce Nauman / SIAE Courtesy Sperone Westwater, New York

Gli spazi e le architetture di Bruce Nauman

Nei giganteschi spazi dell’HangarBicocca sono giunte anche opere non esposte nelle sedi precedenti della mostra

Sono tanti gli artisti delle generazioni più recenti che parlano di Bruce Nauman come di «un padre». Nel suo lavoro ormai cinquantennale Nauman (nato a Fort Wayne, in Indiana, nel 1941, vive e lavora in New Mexico) ha sperimentato infatti, da pioniere, i media più diversi, dall’installazione alla scultura, dal video alla performance, dalla fotografia al disegno, al suono, esplorando i temi dello spazio e del corpo (e del corpo nello spazio fisico) e scandagliando al tempo stesso i meccanismi della percezione sul piano sensoriale, emozionale e mentale.

Dei molteplici ambiti di ricerca su cui Nauman lavora, la mostra «Neons Corridors Rooms», presentata dal 15 settembre al 26 febbraio prossimo in Pirelli HangarBicocca (dove arriva dopo la Tate Modern di Londra, e lo Stedelijk Museum Amsterdam, con cui è realizzata), appunta la propria attenzione soprattutto sulla ricerca spaziale e architettonica, meno indagata sinora dalla critica e qui invece ripercorsa con larghezza.

In questa sede gigantesca, che include le Navate, il Cubo, la sala lettura e l’esterno, il progetto, curato da Roberta Tenconi e Vicente Todolí con Andrea Lissoni, Nicholas Serota, Leontine Coelewij, Martijn van Nieuwenhuyzen e Katy Wan, presenta anche lavori non esposti nelle sedi precedenti, giunti da musei e collezioni internazionali, ordinati per aree tematiche, riunendo per la prima volta diversi tipi di corridoi e stanze, oltre a sei neon, cinque installazioni video e sonore, e alcuni tunnel (i modelli scultorei per architetture sotterranee).

Si parte con i «corridoi», il dispositivo di cui Nauman si serve sin dagli ultimi anni Sessanta per indagare (ma anche condizionare in modo via via più penetrante) il rapporto spazio-corpo, dapprima sperimentandolo su di sé, poi aprendo una relazione con lo spettatore, che diventa così protagonista (e, per così dire, «cavia») dei suoi esperimenti sensoriali ed emotivi.

Da «Performance Corridor», 1969, frutto della fondamentale performance (in mostra il video) «Walk with Contrapposto», 1968 (da cui scaturisce la mostra «Bruce Nauman: Contrapposto Studies» in corso a Palazzo Grassi-Punta della Dogana), dove Nauman cammina in uno stretto passaggio cercando di mantenere la postura del contrapposto delle statue classiche, attraversando i successivi corridoi e le stanze con neon colorati, dal «paesaggio sonoro» di «Raw Materials», 2004, creato per la Turbine Hall della Tate Modern, ma qui installato per la prima volta all’aperto, alle celebri opere al neon sul linguaggio, la mostra consente dunque di rileggere per intero la sua ricerca tanto radicale.

«Black Marble Under Yellow Light» (1981-88), di Bruce Nauman. Barcellona, La Caixa Foundation Contemporary Art Collection. © 2022 Bruce Nauman / SIAE Courtesy Sperone Westwater, New York

Ada Masoero, 14 settembre 2022 | © Riproduzione riservata

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