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Dal 13 aprile al 30 settembre Paci contemporary festeggia con la personale «Nancy Burson: Composites. La Pioniera dei ritratti computer-generated» la famosa fotografa americana che è entrata di recente a far parte del gruppo dei suoi artisti. Scienziata oltre che fotografa, la Burson ha lavorato con i ricercatori dell’Mit con l’obiettivo (centrato) di creare volti compositi, generati dal computer.
In mostra scorrono i ritratti pionieristici da lei realizzati fin dai secondi anni Settanta con la tecnologia digitale, intersecando più volti (in due «Beauty Composite», in mostra, ha mischiato i visi di cinque star degli anni Cinquanta, da Grace Kelly a Audrey Hepburn, a Sophia Loren, e di cinque dive degli anni Ottanta, da Jane Fonda a Jacqueline Bisset, a Brooke Shields, ottenendo volti ibridi, di donne inesistenti ma verosimili), oppure ha modificato i tratti di un volto con l’uso del «morphing»: nel 1981 la Burson ha infatti messo a punto e brevettato il software The Age Machine, tuttora usato dall’Fbi nel caso di rapimenti di bambini, con il quale s’«invecchiano» i soggetti, proiettandoli nel futuro.
Ha anche lavorato sull’identità di genere e sul concetto di «razza», smentendo con le sue immagini luoghi comuni e preconcetti, e ha creato delle «chimere» intrecciando, per esempio, l’immagine di predatore e preda in lavori come «Lion/Lamb», oppure (nella serie «Composite Paintings») fondendo fra loro dipinti famosi del XX secolo, trasformati anch’essi in ibridi irriconoscibili. Nella foto, «4 Vogue Models», 1989.

«4 Vogue Models», 1989, di Nancy Burson
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