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Yuval Avital. Foto Leonardo Morfini, courtesy Building

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Yuval Avital. Foto Leonardo Morfini, courtesy Building

Gli eterei opposti di Yuval Avital

Da Building sculture sonore e fotografie, video proiezioni e installazioni multimediali

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Per la sua prima mostra da Building, Yuval Avital (Gerusalemme 1977, vive e lavora a Milano), artista visivo, compositore e chitarrista, ha creato con la curatrice Annette Hofmann un percorso esperienziale e multidisciplinare che occupa per intero i quattro piani della galleria. Intitolata «Etere», la personale (aperta fino al 26 giugno), è concepita come un insieme formato da quattro capitoli connessi fra loro in cui, come sempre nel lavoro di Avital, entrano in gioco i differenti linguaggi con cui l’artista ama esprimersi. Sculture sonore e fotografie, video proiezioni e installazioni multimediali (molte mai presentate prima), s’intrecciano in un’inedita opera d’arte totale, cui concorrono anche un’ottantina di dipinti esposti per la prima volta in Italia.

Abituato a confrontarsi con grandi spazi, dai siti di archeologia industriale ai teatri, ai musei, Avital ha realizzato numerose installazioni monumentali, come «Alma Mater», 2015, la più grande installazione sonora in Italia, per la Fabbrica del Vapore a Milano, o «The Rattles Garden» (180 campane e sonagli, dall’intero Mediterraneo, appesi agli ulivi del Mulino San Floro, in Calabria), o «Open Fence» (320 gigantesche campane tubolari), agli East End Studios di Milano. Building, con i suoi vasti spazi distribuiti su più livelli, offre perciò il contesto più adeguato per la sua ricerca che, spiega Annette Hofmann, si fonda sull’«esplorazione dei concetti di identità/subconscio, oscurità/luce, amore/desiderio».

Yuval Avital. Foto Leonardo Morfini, courtesy Building

Ada Masoero, 06 giugno 2021 | © Riproduzione riservata

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