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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoli«Archiviare l’impossibile», aperta fino al 12 luglio presso la Galleria Erica Ravenna, è una mostra sulla pulsione dell’ordinamento razionale del caos. Curata dalla gallerista dello spazio romano, l’allestimento presenta nuclei di opere di Gianfranco Baruchello (1924), Joseph Cornell (1903-1972) e Mark Dion (1961), ispirate a ipotetici criteri di classificazione o narrazione dei fenomeni del mondo.
Joseph Cornell compone in piccoli box delicati mondi di oggetti trovati, allestiti come reliquari della memoria, d’ascendenza surrealista. Mark Dion, in disegni e installazioni, simula metodologie scientifiche tratte dall’archeologia, dalla zoologia e dall’ecologia, per la schematizzazione nominale e figurale di dati e di oggetti, che in verità ne evidenziano l’impossibile classificazione. Per opere in mostra come «Between Voltaire and Poe» del 2016, la critica ha parlato di «effetto da wunderkammer»: i fossili, i giocattoli, le scatole e le sculture ordinati sugli scaffali di un mobile, evocano proprio lo spirito di una camera delle meraviglie.
Gianfranco Baruchello è presente con dieci lavori, dai suoi esordi, nei primi anni Sessanta, ai giorni nostri, tra smalti su alluminio e box, in cui viene a dipanarsi la sua paradossale mappatura dell’universo, in percorsi para-logici e assolutamente fantastici. Mediante miniaturistica scrittura e surreale figurazione, l’artista articola sul piano o nello spazio una narrazione del mondo visibile osservato con gli occhi dell’inconscio.
Tutti e tre gli artisti sono «ossessionati» dalla mania di archiviare, quanto dal sentimento della sostanziale impossibilità d’ogni ordinamento. Le loro sono parodie delle pratiche di raccolta/classificazione e, allo stesso tempo, enciclopedie dell’assurdo, realizzate in un mondo fondato sulla fede nella scienza razionale.
Particolare di «Between Voltaire and Poe» (2016) di Mark Dion
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