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Franco Fanelli
Leggi i suoi articoli<!-- p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; text-align: justify; line-height: 11.0px; font: 8.5px 'Swift Neue LT Pro'} span.s1 {font: 8.5px 'Franklin Gothic Std Condensed'; font-kerning: none; color: #414141} span.s2 {font-kerning: none} span.s3 {font: 8.5px Helvetica; font-kerning: none} span.s4 {font: 8.5px 'Franklin Gothic Std Condensed'; font-kerning: none} --> Trenta opere per trent’anni di attività: così la galleria In Arco, sino al 20 gennaio, festeggia il suo compleanno
Sergio Bertaccini, che la fondò nel 1987 in un piccolo spazio nel Quadrilatero romano (le arcate di quel seminterrato ispirarono l’intitolazione della galleria), affiancato inizialmente dal collezionista Giancarlo Ferraresi, mette in evidenza, nella scelta dei nomi degli artisti, le diverse linee percorse. Da Stefano Arienti a Andy Warhol, ci sono gli ora ex giovani Daniele Galliano, ancora oggi fedelissimo al suo primo mentore, Alessandro Pessoli, Massimo Kaufmann e Pierluigi Pusole.
È la generazione nata negli anni Sessanta che, all’insegna della pittura, caratterizzò parte della prima maturità della galleria dopo il trasferimento nell’attuale sede, al 3 di piazza Vittorio Veneto, peraltro inaugurata con una memorabile personale di Salvo.
Parallelamente, Bertaccini proponeva i protagonisti delle neoavanguardie (Schifano, Boetti, Calzolari, Merz, Paolini e Pistoletto) e della Transavanguardia (Clemente, Cucchi, De Maria e Paladino), senza perdere di vista quanto negli anni Novanta accadeva nel mondo, tra Neoespressionismo (A.R. Penck) e nuova pittura statunitense (Baechler, Bleckner, Bowes, Halley, Salle e Katz).
È il periodo in cui intorno a piazza Vittorio Veneto prende forma un piccolo quartiere galleristico, tuttora abitato, dopo la prematura scomparsa di Guido Carbone, da Alberto Peola, Norma Mangione, Riccardo Costantini, Biasutti & Biasutti e Giampiero Biasutti.
Negli anni Duemila i nuovi arrivi alla In Arco sono Tony Oursler, anch’egli rappresentato in mostra, e i protagonisti della Pop art americana (oltre a Warhol, Rauschenberg). Il tutto all’insegna di un eclettismo che, sebbene includa puntate sul Concettualismo (Kosuth, Oppenheim), mantiene la pittura come «via maestra» nella quale rientrano Ryan Mendoza e Nicola Samorì.
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