Mai come in questo caso restaurare significa farsi carico non solo di un oggetto materiale, ma di tutto il suo fardello di simboli, pensieri, ricordi, angosce e speranze. Muoversi fra due estremi come la vita e la morte; nella mente, la speranza in una redenzione per il genere umano che sembrerebbe quasi inimmaginabile, a fronte della inconcepibile malvagità dei campi di sterminio.
Il Memoriale che fu installato nel blocco 21 del campo di Auschwitz nel 1979 a cura dell’Aned (Associazione nazionale ex deportati) era un prodotto della migliore intellighenzia soprattutto milanese: lo studio BBPR (fra i fondatori, Lodovico di Belgioioso, sopravvissuto alla deportazione a Mauthausen-Gusen, a differenza di Gian Luigi Banfi, altro membro fondatore morto poco prima della liberazione), il documentarista e poeta Nelo Risi (fratello del più famoso Dino) e Giordano Quattri, titolare della ditta che lo realizzò materialmente. Insieme con loro, il torinese Primo Levi, il palermitano Mario (Pupino) Samonà, autore delle ...
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