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Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliNon più offuscate dai pesanti interventi del passato, svelano ora cromie sorprendenti, molto più aderenti alla vivacità originaria, la «Madonna del Rosario» di Saturnino Gatti e la «Dormitio Virginis» del Maestro del Trittico di Beffi: sono due capi d’opera dell’arte abruzzese del Museo Nazionale d’Abruzzo | MuNDA, che l’istituto con sede a L’Aquila sta restaurando sotto la direzione scientifica del direttore delegato Federica Zalabra e di Giulia Vendittozzi.
La storica dell’arte Zalabra inizia il racconto dal pittore e scultore aquilano (1463 ca-1518 ca): «La “Madonna del Rosario”, forse l’opera mobile più importante di Saturnino, ha subito nel corso dei secoli numerosi interventi per bloccare il degrado del supporto e per arginare la caduta della pellicola pittorica. Per questo ci siamo affidati a Roberto Saccuman, specialista dei supporti lignei, che è riuscito con fatica a risanare le tavole, facendo sì che il legno possa ora avere dei movimenti controllati».
Sistemato il supporto di questa pala di 259x186 cm, «siamo passati a togliere tutti gli interventi precedenti che erano stati fatti per tamponare la situazione, che era drammatica: La “Madonna del Rosario” ha infatti perso parte della pellicola pittorica originale anche a causa di vicissitudini violente, come i terremoti, mentre quella rimasta era pesantemente offuscata da ridipinture. Grazie all’intervento di CBC ora possiamo ammirare i colori cristallini e tintinnanti vicini agli affreschi di Saturnino del 1494 nella Chiesa di San Panfilo a Tornimparte, con i quali si scorgono legami anche formali, per esempio negli angeli, anche se questa pala è del 1506-11».
Il restauro in corso, nota la studiosa, ha evidenziato «porzioni di livello altissimo e altre minori, probabilmente di bottega, e restituisce alla pala una cromia mai vista. Saturnino usa tutta la gamma cromatica a sua disposizione e il lapislazzulo. Naturalmente abbiamo eseguito una campagna diagnostica preventiva per supportare i restauratori, la quale confluirà nel secondo volume di una nostra nuova collana chiamata “Note dal MuNDA”, iniziata con il catalogo della mostra delle tavolette di Sant’Eustachio del Maestro di Campo di Giove in mostra al museo fino al 3 settembre».
Passiamo poi alla bellissima «Dormitio Virginis» del Maestro del Trittico di Beffi (fine XIV secolo-inizi del XV), che il MuNDA ha acquistato l’anno scorso dall’antiquario fiorentino Enrico Frascione. «È un acquisto importantissimo. La superficie pittorica è intatta, spiega Zalabra, ma era stata trattata con beveroni e ora sta rivelando straordinari colori e un bellissimo praticello nella parte inferiore».
La tavola, di 150x250 cm, presenta un’anomalia: «Due delle tavole che la formano sono state inserite nell’800, evidentemente per risarcire quelle originali danneggiate, e sono state dipinte simulando la pittura così come appariva a quell’epoca. Dopo la pulitura appaiono più scure. Dobbiamo quindi mediare tra la superficie originale e queste due tavole. Inoltre, l’opera ha uno sviluppo orizzontale particolare: la storica dell’arte Cristiana Pasqualetti ipotizza che fosse un paliotto d’altare realizzato per Teramo, dove questo genere di tavola arriva dal Nord Italia lungo la via adriatica con tipologie bizantine».
Il restauro, come rivela Zalabra, ha riservato anche una sorpresa: «La sorta di mezzaluna dipinta nella zona superiore fa ipotizzare la presenza di un’altra tavola superiore, nella quale la linea continuava chiudendosi in un cerchio. L’opera era quindi più grande. Bisogna scavare nei documenti». Conclusi i restauri i dipinti torneranno nel Museo all’ex Mattatoio in attesa di rientrare al Castello, ognuno in una sala dedicata.

Un dettaglio del saggio di pulitura della «Dormitio Virginis» (fine XIV secolo) di Maestro del Trittico di Beffi (Leonardo di Sabino da Teramo?) © Marcello Fedeli per il Museo Nazionale d’Abruzzo | MuNDA

«Madonna del Rosario» (1511) di Saturnino Gatti dopo il restauro © Mario D’Arrigo per il per il Museo Nazionale d’Abruzzo | MuNDA
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