Cinquanta opere da vedere a Orvieto

Un volume ricco di immagini di Officina Libraria è un invito alla visita della città umbra da parte di 28 studiosi dell’archeologia, dell’arte e dell’architettura

Un particolare dell'«Annunciazione» (1605-08) di Francesco Mochi nel Duomo di Orvieto
Laura Giuliani |

In cima al pianoro tufaceo che domina la valle del fiume Paglia, la città di Orvieto rivela le sue opere e i suoi monumenti in un volume ricco di immagini di Officina Libraria (collana «Guide»). Un invito alla visita da parte di 28 studiosi dell’archeologia, dell’arte e dell’architettura, tutti a vario titolo legati alla città umbra, ciascuno dei quali ha esaminato uno o più capolavori ripercorrendone la storia e gli studi.

«Il tentativo del volume, scrive il curatore Giuseppe M. Della Fina, costituisce un progetto che spinge a uscire dai singoli musei o monumenti e a metterli in relazione con la città e, soprattutto, con il nostro presente». Una fitta trama di relazioni conduce alla scoperta dell’identità della città, le cui origini affondano nelle testimonianze di età protovillanoviana (età del Bronzo finale) e villanoviana (IX-VIII secolo a.C.), cui seguirà l’etrusca Velzna proprio nel luogo dove sorgerà il centro storico di Orvieto.

Se il libro segue la linea del tempo, aprendosi con il cippo etrusco a testa di guerriero dalla necropoli di Crocifisso del Tufo per concludersi con le porte di bronzo di Emilio Greco (1913-95) nei fornici trecenteschi del Duomo, attraversando il Medioevo, il Cinque e Seicento e i secoli successivi, nella cartina dei luoghi a fine volume sono suggeriti tre possibili itinerari tematici.

Al lettore però sia consentito di dare inizio al viaggio salendo idealmente a bordo della suggestiva funicolare ad acqua, realizzata a fine Ottocento e ancora in uso, che dalla stazione ferroviaria conduce in cima nel centro storico. Qui, ad accoglierlo, tra i tanti capolavori disseminati per la città, spiccano gli affreschi due-quattrocenteschi recentemente restaurati della Chiesa di San Giovenale, il polittico di Simone Martini proveniente dalla Chiesa di San Domenico, il gruppo scultoreo dell’«Annunciazione» di Francesco Mochi che campeggia nell’area dell’altare maggiore del Duomo e le visioni apocalittiche di Luca Signorelli e di Beato Angelico nella Cappella di San Brizio, in un percorso che idealmente si chiude nel ventre della città, su e giù per le rampe del Pozzo di San Patrizio, esempio di architettura sotterranea di Antonio da Sangallo il Giovane. 

Orvieto. Il museo della città. 50 opere della sua storia,
a cura di Giuseppe M. Della Fina, 288 pp., 178. ill. col., Officina Libraria, Roma 2021, € 25

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Laura Giuliani