Sono 18 i nuovi lavori di Chantal Joffe presentati dalla galleria De Cardenas fino al 7 maggio. Formano un ciclo dedicato alle donne scrittrici dall’artista, americana di nascita (Vermont, 1969) ma residente a Londra, che ha composto qui una galleria di ritratti, su tela o su tavola, di donne che praticano la scrittura in ogni sua forma. In questa mostra, intitolata semplicemente «Writers» e accompagnata da un testo di Marina Dacci, ci s’imbatte in romanziere di fama, come Sally Rooney o Hanya Yanagihara, e in poetesse come Annie Freud, primogenita di Lucien Freud; in giornaliste come Hettie Judah (firma di «The Guardian», «Vogue», «The New York Times»), in saggiste come Anne Boyer (premio Pulitzer 2020 per la categoria non-fiction) e in altre figure ancora, come Katy Hessel, ora conduttrice della televisione culturale britannica ma attiva dal 2015 con la fortunata pagina Instagram @thegreatwomenartists.
Sono ritratte con le pennellate fluide che contraddistinguono la pratica pittorica di Chantal Joffe (insignita nel 2006 del Royal Academy Wollaston Prize), e con quell’attitudine singolare che le consente di essere in apparenza neutrale, in realtà acuminata nello scavo della personalità della persona ritratta. Donne e bambine sono i soggetti preferiti di Joffe, che ama cimentarsi con le dimensioni grandiose dei ritratti d’apparato del passato, la cui maestosa, deliberata «separatezza» è però negata nei suoi lavori dal calore della sua partecipazione umana: a Milano sono in mostra dipinti di formati diversi, da piccolissimi a imponenti (oltre due metri d’altezza), e tutti, come scrive Marina Dacci nel suo testo, sono espressione «di disvelamento e nascondimento insieme: una sfida per entrare e intrappolare altre identità intraprendendo un viaggio pittorico nel segno dell’enigma».
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