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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliAd oltre un anno dal loro furto (il 19 novembre 2015; cfr. n. 359, dic. ’15, p. 8) e a 7 mesi dal ritrovamento (il 6 maggio 2016, nella regione di Odessa, in Ucraina; cfr. n. 365, giu. ’16, p. 4), rimane ancora sconosciuta la data per il rientro in Italia delle 17 opere del Museo di Castelvecchio. Stando alle ultime previsioni, il nucleo di capolavori (Tintoretto e bottega, Rubens, Mantegna, Pisanello…) per la cui rapina sono finite agli arresti 12 persone (tra cui il basista d’origine moldava Francesco Silvestri, la guardia giurata in servizio a Castelvecchio), avrebbe dovuto far ritorno entro novembre accompagnato dal presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko.
Attualmente le opere, invece, sono ancora esposte al Museo Khanenko di Kiev; all’inaugurazione, il 13 giugno scorso, erano presenti Poroshenko stesso, il sindaco di Verona Flavio Tosi e l’ambasciatore d’Italia a Kiev Fabrizio Romano. Dopo diversi annunci susseguitisi durante l’estate e che davano come possibile periodo il mese di luglio, ad oggi la situazione versa in una imbarazzante impasse. Il viceambasciatore ucraino a Roma, raggiunto al telefono, ci conferma che l’argomento è già stato affrontato durante gli incontri avvenuti negli ultimi mesi tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il presidente ucraino.
Il Governo ucraino si conferma pronto alla restituzione: avrebbe espresso disponibilità per la data del 19 novembre scorso, anniversario del furto, e rimane in attesa di ricevere un riscontro da parte italiana. Si tratterebbe quindi d’incrociare le agende di Renzi e di Poroshenko, ma c'è chi sottolinea problemi più sostanziali di «geopolitica». L’ufficio stampa della nostra Presidenza del Consiglio, dopo numerosi solleciti, nel momento in cui andiamo in stampa non ha reso alcuna dichiarazine ufficiale in merito. Neanche quello del Mibact ha saputo rassicurarci in proposito.
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