Carlo Scarpa tra i gessi di Canova

La copertina del volume
Luca Scarlini |

L’opera di Carlo Scarpa nei territori museali è uno degli aspetti più studiati dell’architetto veneziano. Le sue realizzazioni degli anni Cinquanta, a Palazzo Abatellis a Palermo e al Museo di Castelvecchio a Verona, hanno fornito un parametro su cui a lungo hanno discusso conservatori e studiosi.
Ora esce da Electa un approfondito volume di Gianluca Frediani (con un ampio corredo fotografico di Alessandra Chemollo), che analizza uno degli esiti più noti di questa sua fase di attività: la Gipsoteca Canoviana, a Possagno, in cui la creazione dialogava con la straordinaria collezione, che ha origine nella personale raccolta dell’artista.
Una visione dell’arte veneta viene quindi a declinarsi negli spazi nitidi, che ospitano marmi, gessi e bozzetti, rapinosi, particolarmente favoriti da coloro che, negli anni Cinquanta, volevano avallare l’idea di uno scultore che sapeva inserire brividi romantici
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