La copertina del volume

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Carla Lonzi fuori dai margini

Luca Scarlini

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Laura Iamurri aveva curato, con finezza, negli scorsi anni per et.al le edizioni di Autoritratto e degli Scritti sull’arte di Carla Lonzi, figura complessa, articolata del dopoguerra italiano. In questo saggio, che ha anche un taglio biografico, ripercorre ora una avventura estremamente personale, che inizia a Firenze, alla scuola di Roberto Longhi (testimoniata nell’intenso scambio con Marisa Volpi), e passa dall’attività di critica per i giornali, fino allo sviluppo di nuove forme di approccio alla comunicazione della ricerca estetica contemporanea. Colpisce, nel preciso profilo disegnato dall’autrice, il diagramma di una ricerca di espressione che era sempre insofferente all’esercizio della recensione come forma di potere (tema su cui Lonzi ha detto parole notevoli e profetiche).

Il volume Autoritratto, pubblicato da De Donato nel 1969, è in questo senso un libro performance, in cui chi scrive si pone nel ritmo dell’invenzione delle figure in cui si rispecchia. Dopo quell’approdo originale, nei termini di un complesso e fascinoso dialogo con i contemporanei, sarebbe venuto il momento del femminismo radicale, riassunto nella prosa bruciante di Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la donna vaginale, all’insegna di una casa editrice che era una dichiarazione di pensiero: Rivolta femminile.


Un margine che sfugge. Carla Lonzi e l’arte in Italia 1955-1970, di Laura Iamurri, 264 pp., Quodlibet, Macerata 2016, € 24,00

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Luca Scarlini, 04 agosto 2016 | © Riproduzione riservata

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