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Luana De Micco
Leggi i suoi articoli«Il suo universo è uno dei più accattivanti della pittura figurativa del dopoguerra: senza tempo e misterioso», scrive Bruno Jaubert, direttore del dipartimento arte impressionista e moderna di Artcurial, parlando di Massimo Campigli, figura maggiore dell'arte italiana degli anni '30 a '60, di cui la casa d'aste parigina mette all'incanto mercoledì, 7 dicembre, una raccolta di opere, proveniente dalla collezione dei discendenti dell'artista. La vendita «Le Temps du Rêve» («Il tempo del sogno») comprende anche una collezione di opere di arte aborigena che Campigli aveva riunito durante gli anni '50 e conservato nella sua casa-studio di Saint-Tropez, nel sud della Francia. «Come Marino Marini, Campigli rinnova l'arte figurativa del suo tempo facendola dialogare con le arti arcaiche del Mediterraneo e la pittura del Rinascimento italiano», scrive ancora Artcurial.
Massimo Campigli (1895-1971), nato a Berlino (il cui vero nome era Max Ihlenfeld), ma cresciuto a Firenze, si era avvicinato ai gruppi dei Futuristi, Boccioni e Balla in particolare, a Milano, dove era stato assunto come giornalista dal «Corriere della Sera». Ma è a Parigi, nel 1919, alla fine della prima guerra mondiale, dopo aver combattuto nelle trincee come volontario, che Campigli, inviato dal «Corriere», si avvicina davvero alla pittura, da autodidatta.
Nel 1921 partecipa per la prima volta al «Salon d'Automne». Nel 1932, insieme tra l'altro a De Chirico e Gino Severini, forma il gruppo dei «Sette di Parigi» e, l'anno seguente, firma il «Manifesto della pittura murale» di Sironi. Nel 1949 espone al MoMa di New York e nel '50 partecipa alla Biennale di Venezia. La sua opera si ispira tanto alla fase più classica di Picasso quanto al purismo di Le Corbusier.
Uno dei lotti di punta dell'asta è una tela monumentale, «Casa», del 1961, esposta tantissime volte tra Parigi e Venezia. È stimata tra 120mila e 180mila euro. Sempre del 1961 è «Trittico/Idoli», che la casa d'aste ha stimato 40mila-60mila euro. Nel lavoro di Campigli la presenza femminile è essenziale e un certo numero di lotti in vendita lo dimostrano. Le donne di Campigli non sono figure reali, ma nascono dalla sua immaginazione, sono esseri venerati e misteriosi. Le sue figure femminili si ispirano ai quadri che l'artista ha visto nei musei quando era giovane.
Alcune mostrano la sua passione per l'arte etrusca, scoperta al museo di Villa Giulia a Roma. Vengono battute il 7 «Affresco/Testa di donna», del 1941 (stimato 20mila-30mila euro), e «Busto blu», del 1963 (8mila-12mila euro). Anche diverse opere su carta, disegni e litografie, sono messe all'asta, come «A Giuditta» (1951), «Donna con tre collane» (1964), «Donna al telaio» (1951) e «Due sorelle» (1952). Sono opere dai prezzi più accessibili, compresi tra i 200 e gli 800 euro. Figurano in catalogo anche alcuni autoritratti (fino a 9mila euro).
Artcurial disperde inoltre opere della collezione personale di Campigli di rare pitture aborigene su corteccia degli anni '50 e '60, provenienti da diverse regioni australiane, dal Kimberley, dall'isola di Groote Eylandt, nel Golfo di Carpentaria, e dalla Terra di Arnhem. Poche sono attribuite. Particolarmente interessanti sono i dipinti, una ventina, realizzati su corteccia di eucalipto del Kimberley, che raffigurano animali, e sono caratterizzati dal taglio irregolare e grossolano del legno, come «Canguro» (4mila-6mila euro) e «Tartaruga» (2mila-3mila euro).
Figurano in catalogo opere d'arte di Papua Nuova Guinea, come scudi di legno scolpiti e dipinti con ocre naturali (sui 2mila-3mila euro) e opere d'arte africana, tra cui una scultura di legno del primo '900 del gruppo etnico Senufo (Costa d'Avorio) che rappresenta un calao, un uccello dal grosso becco simbolo di fertilità (2mila-3mila euro).

«Idoli» (1961) di Massimo Campigli, stima 40-60mila euro. Cortesia di Artcurial
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