Image
Image

Biennale annuale e ristretta: qualche mugugno

Alla rassegna francese, ridotta da nove a sette giorni, sono ritornati gli americani, ma per gli addetti ai lavori la fiera rimane «troppo parigina»

Luana De Micco

Leggi i suoi articoli

La prima edizione «annuale» della Biennale de Paris (ex Biennale des Antiquaires), che si è tenuta dall’11 al 17 settembre, ha registrato diverse critiche. Lo scandalo dei falsi venduti alla reggia di Versailles, che ha coinvolto in un’inchiesta per truffa anche alcuni antiquari «storici» della rassegna, ha lasciato strascichi. Per la Biennale, che tenta di ricostruirsi, con l’obiettivo di competere con le altre grandi fiere internazionali, come Frieze a Londra e Tefaf a Maastricht, questa edizione 2017, più ristretta, a 93 gallerie, e più breve, sette giorni invece di nove, sembra segnare una fase di transizione: «Per questa prima edizione annuale, la sfida era notevole. È l’inizio di un processo per reinventare la Biennale de Paris», ha osservato Mathias Ary Jan, presidente del Syndicat National des Antiquaires.

La stampa francese è stata diretta. Il quotidiano «Le Figaro» ha criticato una rassegna «troppo francese», con poche gallerie di grande spessore e incapace di rinascere: «Per poter rinnovare la Biennale, si leggeva nell’articolo dell’11 settembre scorso, gli organizzatori avrebbero dovuto fare scelte meno cosmetiche e più radicali». Secondo i dati della frequentazione, i visitatori sono stati 32mila, più dei 30mila della precedente edizione. In un comunicato ufficiale si sottolinea anche il ritorno dei collezionisti americani che nel 2016 erano stati frenati dalla minaccia terroristica, ora richiamati a Parigi dal neopresidente della Biennale, Christopher Forbes. Ma le percezioni sono discordanti. Giovanni Sarti ritiene che l’evento è stato «troppo parigino» con «pochi clienti stranieri»: «Dopo gli scandali, è arrivato il momento di ricostruire».

La galleria Sarti ha presentato tra l’altro una «Madonna dell’Umiltà» di Andrea da Bologna (1372) e due comò in «legno di Portogallo» attribuiti all’ebanista tedesco Gaspare Seiz (Roma, 1780 ca). Alessandro Chiale, proprietario della Chiale Fine Art di Racconigi (Cn), ha sottolineato a sua volta la necessità della Biennale de Paris di rinnovarsi «per poter stare al livello della Biennale di Firenze, la cui organizzazione può contare su un’unità forte tra antiquari e istituzioni». Ci segnala che sta interessando molto i musei francesi un parafuoco dell’ebanista Giuseppe Maria Bonzanigo che Maria Clotilde, sorella di Luigi XVI, poi moglie di Carlo Emanuele IV di Savoia, donò nel 1776 a Maria Antonietta.

Roberta Tagliavini di Robertaebasta ha notato l’assenza dei collezionisti stranieri in un’edizione in generale poco effervescente, ipotizzando che «forse gli organizzatori non hanno comunicato abbastanza all’estero sul fatto che la rassegna è diventata annua». L’antiquaria segnala di aver venduto tra l’altro due lampade di FontanaArte e i due piatti «la Pontesca» e «la Grottesca» di Gio Ponti. Da Bottegantica Enzo Savoia, direttore della galleria milanese, comunica che trattative importanti sono in corso per un’opera di Balla e una di Boccioni.

Altri galleristi sono stati più loquaci. Art Cuéllar-Nathan (Zurigo) ha venduto per 900mila euro una pittura di Max Liebermann, la parigina Galerie Christophe Hioco una testa di Yaksi, personaggio della mitologia indù di epoca Gupta (IV-V secolo), per 200mila euro, la multinazionale Opera Gallery un quadro di Pierre Soulages annunciato a 2 milioni di euro, São Roque Antiguidades di Lisbona un Gesù bambino in avorio del XVII secolo, rappresentato come un pastorello, per 600mila euro, la Galerie Von Vertes di Zurigo un Jean Dubuffet a più di un milione e mezzo di euro e un Raoul Dufy a oltre 800mila euro.

Luana De Micco, 07 ottobre 2017 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Il mosaico ritrovato nel centro della cittadina francese è lo spunto per approfondire il mito dell’eroe omerico

A cinque anni dall’incendio anche i 22 dipinti monumentali della Cattedrale sono stati recuperati e fino al 21 luglio si possono vedere da vicino

Si chiama Neom la megalopoli futuristica, dal costo di 500 miliardi di dollari e dalle dimensioni gigantesche di una catena montuosa. Utilizzerà energie rinnovabili «a zero emissioni», ma persino i francesi contestano a Edf, partner connazionale, il fatto che il progetto sia disumano e insostenibile

Opere in ceramica che rappresentano bizzarre creature ibride, tra uomo, animale ed elementi naturali arricchiscono il suggestivo percorso espositivo nella galleria Perrotin

Biennale annuale e ristretta: qualche mugugno | Luana De Micco

Biennale annuale e ristretta: qualche mugugno | Luana De Micco