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Una scena dal video a sei canali «The Listen Series» (2010) di Newsha Tavakolian. Cortesia dell'artista e della Dastan Gallery

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Una scena dal video a sei canali «The Listen Series» (2010) di Newsha Tavakolian. Cortesia dell'artista e della Dastan Gallery

Artiste iraniane a NY

Lo stand di Dastan Gallery a Frieze ospita le opere di cinque donne che intrecciano storie personali e fatti politici

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Redazione GDA

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La Dastan Gallery di Teheran porta a Frieze la causa delle donne-artiste iraniane, con una selezione di opere di cinque figure affermate, sulla scia delle proteste «Woman, Life, Freedom» in Iran e nel mondo.

Sono presenti i lavori di: Behjat Sadr (1924-2009) e Farideh Lashai (1944-2013), insieme a quelli di Farah Ossouli, Bita Fayyazi e Newsha Tavakolian; i prezzi variano da circa 15mila a 200mila dollari.

L’installazione video a sei schermi «Listen» (2010) di Tavakolian mette in evidenza le restrizioni imposte alle donne cantanti in Iran. «Per me la voce di una donna rappresenta un potere che, se messo a tacere, squilibra la società e rende tutto deforme», dice Tavakolian. «Ho lasciato che le cantanti iraniane si esibissero attraverso la mia telecamera, mentre il mondo non le ha mai sentite».

La gouache su cartone di Ossouli, «David and I» (2014), individua le donne quali agenti di cambiamento nelle società patriarcali. L’opera si rifà al dipinto del pittore francese Jacques-Louis David «Les Sabines» (1799), dove il gentil sesso interviene per fermare una battaglia tra i Romani, che avevano rapito e sposato le donne, e i Sabini, decisi a reclamarle.

Questo pezzo di David può essere collegato alla situazione in Iran dopo l’ascesa del Green movement per i diritti civili nel 2009, dice Ossouli. «Abbiamo assistito agli sforzi delle donne come mediatrici per portare la pace nell'Iran pre e post-rivoluzione», spiega a The Art Newspaper.

In Iran si è scatenato il caos dopo la morte di Mahsa Amini, avvenuta lo scorso settembre. Amini è morta in un ospedale iraniano dopo essere stata arrestata dalla polizia morale del regime per il presunto mancato rispetto delle norme del paese in materia di hijab. La sua morte ha scatenato proteste di massa nelle città dell'Iran e manifestazioni in tutto il mondo.

«In queste [cinque] artiste c'è stata la volontà di esprimersi contro le limitazioni di una società patriarcale e di un complesso apparato di potere il cui esercizio di controllo sociale è imperniato sul corpo delle donne», afferma Dastan in un comunicato.

«La loro pratica è un intreccio senza soluzione di continuità di storia personale e politica, vissuta attraverso le ossa e il sangue, che si manifesta attraverso il loro linguaggio unico».

Sadr è rappresentata in mostra dal dipinto «Untitled» (2009), dove «lo strato di olio è abbastanza sottile da far trasparire il bianco sottostante, ma allo stesso tempo abbastanza pesante da farlo crollare», aggiunge il comunicato della galleria.

L’opera in filato e ceramica «Beautiful Creatures» (2022-23) di Fayyazi mostra una pianta  che sembra crescere organicamente, mentre l’opera «Senza titolo» di Lashai della serie «The Foliage in Darkness» (2008) completa la selezione.

Il compianto critico italiano Germano Celant ha scritto nel 2015 che Lashai è «una donna che ha attraversato e sofferto tempi difficili in Iran, traslandoli nelle sue opere, dai dipinti alla poesia».

La curatrice e consulente indipendente Dina Nasser-Khadivi, che ha fondato il collettivo dietro la campagna #PostItForwardWLF, afferma: «Dastan ha allineato il suo programma in modo molto intelligente alla situazione [in Iran] e alla sua evoluzione. Nel corso degli anni, è stata una grande piattaforma per le voci più importanti e per gli artisti emergenti in Iran. La mostra che presentano a New York è davvero azzeccata».

Una scena dal video a sei canali «The Listen Series» (2010) di Newsha Tavakolian. Cortesia dell'artista e della Dastan Gallery

Redazione GDA, 19 maggio 2023 | © Riproduzione riservata

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