Federico Zeri

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Anno Zeri: si riaccende la querelle Mentana

Intanto la Fondazione dello storico dell'arte annuncia nuove donazioni con gli archivi fotografici di Alvar Gonzáles-Palacios e Anna Ottani Cavina e l’archivio personale di Zeri, donato dal nipote Eugenio Malgeri

Stefano Luppi

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Nell’anno delle celebrazioni del centenario dalla nascita, si incrementa notevolmente il patrimonio della Fondazione intitolata a Federico Zeri (1921-1998), l’ente di ricerca e di formazione specialistica in storia dell’arte controllato dall’Alma Mater e costituito nel 1999 intorno alla biblioteca e fototeca donate dallo storico dell’arte all’ateneo bolognese. In particolare arriveranno migliaia di fotografie appartenute agli storici dell’arte Anna Ottani Cavina e Alvar Gonzáles-Palacios, che integreranno notevolmente il database a disposizione degli studiosi.

«Quando non ci sarò più, spiega Gonzáles-Palacios, la mia fototeca sarà donata alla Fondazione Zeri. Penso sia, almeno per quanto riguarda la porzione dedicata ai mobili, la più ampia presente in Italia e senz’altro lo è per quel che riguarda le immagini di mobili romani. Sto scrivendo un volume su questo argomento e posso dire che si tratta di circa 3.500-4mila fotografie. La mia biblioteca di libri di studio ho invece scelto che vada a Villa Medici, mentre per quanto riguarda i circa 600 volumi dedicati al viaggio in Italia, con edizioni di pregio, non ho ancora scelto una destinazione».

Altra novità, arriverà a Bologna l’archivio personale di Zeri, donato dal nipote ed erede Eugenio Malgeri Zeri. Si tratta di alcune migliaia di lettere scambiate con oltre mille corrispondenti e datate dagli anni Quaranta all’anno della morte. Nell’archivio conservato nella villa di Zeri fino alla sua morte nel 1998 a Mentana, presso Roma (anch’essa oggi dell’Alma Mater e in forte degrado), e ora in corso di riordino, compaiono molti protagonisti della storia dell’arte e non solo.
Tra loro, Frederick Antal, Alberto Arbasino, Francesco Arcangeli, Bernard Berenson, Alessandro Contini Bonacossi, Vittore Branca, Giuliano Briganti, Maurizio Calvesi, Pico Cellini, Vittorio Cini, Everett Fahy, Giuseppe Fiocco, Alvar Gonzáles-Palacios, Mina Gregori, Hugh Honour, Michel Laclotte, Roberto Longhi, Denis McMahon, Francesco Molinari Pradelli, Benedict Nicolson, Richard Offner, Elvina Pallavicini, John Pope-Hennessy, Mario Praz, Pierre Rosenberg, Pasquale Rotondi, Salvatore Settis, Rodolfo Siviero, Nicola Spinosa, Pietro Toesca, Bruno Toscano, Carlo Volpe, Paolo Volponi, Fernanda Wittgens, Rudolf Wittkower.

«L’archivio, spiega Malgeri Zeri, era conservato a Mentana in maniera un po’ confusa all’interno di vecchi classificatori suddivisi per annate. Ne ho iniziato il riordino anni fa e la prima traccia pubblica sarà, tra pochi giorni, la pubblicazione delle lettere che Zeri e Roberto Longhi si sono scritti per una ventina d’anni». A cura di Mauro Natale, Federico Zeri-Roberto Longhi. Lettere (1946-1965) è pubblicato da Silvana Editoriale (pp. 560, 170 ill. b/n e col., € 26). «Già nel 1999 l’allora rettore Fabio Roversi Monaco, continua Malgeri Zeri, mi chiese di vendere l’archivio di lettere, ma mi rifiutai perché volevo vedere come l’allora nascente Fondazione avrebbe operato».

L’annuncio delle nuove donazioni, cui si affianca la decisione dell’Università di Bologna di assumere l’intero staff operativo della Fondazione diretta da Andrea Bacchi, è avvenuta il 23 settembre in occasione del convegno «Anno Zeri» organizzato per il centenario dalla nascita del grande conoscitore romano. Le ultime donazioni di Alvar González-Palacios e di Ottani Cavina (composta da circa 18mila fototipi, per la maggior parte gelatine ai sali d’argento e fotocolor), insieme a precedenti lasciti, portano il patrimonio della Fondazione a  435mila fotografie, 55mila libri e 41mila cataloghi d’asta. 

Nella stessa occasione Eugenio Malgeri Zeri ha riaperto, tra gli evidenti imbarazzi dei vertici della Fondazione, la mai sopita querelle del degrado in cui versa Villa Zeri di Mentana, anch’essa donata nel 1998 all’Università di Bologna insieme alla di epigrafi che ne arricchiscono le mura. «Non voglio fare polemiche, spiega l’erede di Zeri, ma debbo dirlo rispettosamente e fermamente: a inizio settembre sono andato dopo alcuni anni a Mentana per accompagnare Maria Cristina Rodeschini, la direttrice della Pinacoteca Carrara di Bergamo. Ho visto nell’occasione che la casa oggi dell’Alma Mater versa in condizioni pietose: già 5-6 anni fa segnalai infiltrazioni d’acqua, ad esempio nella camera e sul letto dove mio zio è spirato. Ora si è generata molta umidità sui mobili, sui libri di lettura che lui fisicamente volle più vicini. Le condizioni generali sono disastrose: il telefono e il citofono sono guasti, gli infissi cadono a pezzi, le telecamere non funzionano più da tempo.

Chiedo al ministro Dario Franceschini se ha senso lasciare andare in rovina questo luogo. Non dubito che da parte dell’Università siano stati fatti tentativi, anche se non so quanto convinti, per dare una destinazione all
immobile di Mentana che mio zio per iscritto destinò a “Istituto didattico per la storia dellarte” (in una lettera del 7 gennaio 1965 a Longhi, Zeri scrisse di volergli mostrare la sede «dell’istituto di storia dell’arte che sto concludendo a Mentana in un paesaggio tra Brill e Claude», Ndr). Comprendo che la sede principale della Fondazione non possa essere a Mentana, ma perché non destinarla a Collegio universitario di merito? Ci sono anche fondi recenti del governo destinati alle residenze universitarie: può essere la sede distaccata della fondazione di Bologna, penso che Zeri meriterebbe anche il rispetto di questo suo volere. Mi aspetto che, nel rispetto della sua memoria, venga garantita la conservazione e la destinazione culturale dell’immobile».

Al convegno a queste parole hanno fatto seguito le poche del direttore ed ex segretario di Federico Zeri Andrea Bacchi: «Capisco l’amarezza di Malgeri, ma i rettori che si sono succeduti hanno sempre operato tentativi per cercare un utilizzo della casa perché questo è l’auspicio di tutti. A Mentana sono anche stati realizzati sei corsi di Storia dell’arte, costosissimi per la Fondazione, e sono stati consultati enti culturali di Roma, ma finora senza concretizzare. C’è comunque la volontà di mantenere viva e in ordine la Villa di Mentana».

Sono intanto numerose le nuove attività organizzate dalla Fondazione Zeri. Di concerto con Malgeri Zeri, ha destinato alla Accademia Carrara di Bergamo dieci paraste in marmo scolpito del XVI secolo che ornavano la biblioteca della villa di Mentana (da cui sono dunque state Asportate), che fanno seguito alla donazione di 46 sculture di età moderna che Zeri stesso lasciò indicato nel testamento (si annuncia intanto il Catalogo scientifico della raccolta di scultura di Federico Zeri, a cura di Paolo Plebani). Il 23 settembre scorso Silvana Editoriale ha presentato altri due volumi: Il mestiere del conoscitore, a cura di Andrea Bacchi, Daniele Benati e Mauro Natale, e Federico Zeri. Bibliografia, la prima ricerca completa e commentata di monografie, saggi, articoli, cataloghi di musei e collezioni e scritti vari di Federico Zeri, redatta da Elisabetta Sambo.

Si sta svolgendo anche il ciclo di conferenze «Federico Zeri collezionista eccentrico. Non credo al bello, ma all’opera d’arte come documento storico» a Bologna, dedicato ai luoghi della donazione Zeri: il 7 ottobre con Maria Cristina Rodeschini e Paolo Plebani sull’Accademia Carrara, il 21 ottobre con Barbara Jatta sui Musei Vaticani (qui il 4 novembre anche l’incontro «La collezione Zeri in Vaticano», a cura di Alessia Amenta), il 18 novembre con Annalisa Zanni e Andrea di Lorenzo sul Museo Poldi Pezzoli e il 25 novembre con Francesca Alberti sull’Accademia di Francia. Infine una mostra: «Giorno per giorno nella pittura. Federico Zeri e Milano» (11 novembre-7 marzo 2022 al Poldi Pezzoli di Milano, a cura di Andrea Bacchi e Andrea di Lorenzo).

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Stefano Luppi, 19 ottobre 2021 | © Riproduzione riservata

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