
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a Venezia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI MAGGIO 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a VeneziaVerifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
La sua Fondazione presenta tempere guardesche e acquerelli di Music
- Ada Masoero
- 29 ottobre 2020
- 00’minuti di lettura


«Il ponte di Rialto da sud» (1800 ca) di Giacomo Guardi
Anna Braglia collezionista di angeli
La sua Fondazione presenta tempere guardesche e acquerelli di Music
- Ada Masoero
- 29 ottobre 2020
- 00’minuti di lettura
Allo scoccare del quinto anniversario, la Fondazione Gabriele e Anna Braglia di Lugano presenta fino al 19 dicembre, nella sua sede di Riva Caccia 6A, la mostra «Angeli a Venezia. Guardi e Music nell’universo di Anna Braglia» (catalogo bilingue con testi di Manuela Kahn-Rossi, Marilena Pasquali, Federica Spadotto, Vittorio Natale). La rassegna, posticipata dalla primavera per la pandemia, rende omaggio al gusto di Anna Braglia, scomparsa nel 2015, esibendo gli autori e le opere da lei più amati.
Con l’olio del «Canal Grande» di Bernardo Canal (1664-1744), padre del Canaletto, sono esposte 52 tempere di Giacomo Guardi (1764-1835, figlio del ben più noto Francesco) e tre suoi disegni acquisiti ora da Gabriele Braglia; una «Madonna con Bambino» dello zio di Giacomo, Antonio Guardi (1699-1760), e una rara gouache di Joseph Baudin (1691 ca-1753 ca), inframmezzati dalle antiche sculture devozionali di angeli collezionate con passione da Anna che, profondamente credente, li considerava «oggetti dell’anima».
Tratto originale della mostra è l’accostamento delle tempere guardesche a 19 acquerelli veneziani realizzati dal 1946 da Zoran Music (1909-2005), cultore della pittura antica, da lui tradotta, però, nella lingua del ’900. In esse, dopo la guerra (e l’atroce esperienza di Dachau), Music canta la gioia del ritorno alla vita.
Alla Fondazione va anche il merito di aver promosso il primo studio scientifico completo (Edizioni dei Soncino) su Giacomo Guardi, artista sinora assai trascurato, oscurato com’è dalla figura del padre, qui studiato per la prima volta a fondo da Federica Spadotto.

«Il ponte di Rialto da sud» (1800 ca) di Giacomo Guardi