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La prima retrospettiva svizzera dell’elusivo Luigi Pericle
- Ada Masoero
- 29 maggio 2021
- 00’minuti di lettura


Luigi Pericle, «Senza titolo (Matri Dei d.d.d.)», 1966 © Collezione Biasca-Caroni Foto Marco Beck Peccoz
Al Masi natura, naturismo, esoterismo
La prima retrospettiva svizzera dell’elusivo Luigi Pericle
- Ada Masoero
- 29 maggio 2021
- 00’minuti di lettura
A 20 anni dalla scomparsa di Luigi Pericle (Pericle Luigi Giovannetti, Basilea 1916-Ascona 2001), il Masi di Lugano presenta fino al 5 settembre, a Palazzo Reali, «Ad Astra», la prima retrospettiva in Svizzera del pittore e illustratore, ma anche studioso di teosofia e di filosofie e religioni dell’Oriente e dell’Egitto antico.
Inevitabile l’attrazione esercitata su una personalità come la sua dal Monte Verità di Ascona, un sito dove sin dal 1900 tutta la migliore (contro)cultura europea del tempo, da Hermann Hesse a Isadora Duncan, da Jung a Paul Klee, prese a riunirsi in una comunità naturista, alternativa e ribelle, dalla forte componente esoterica.
Pericle ne fu tanto attratto che, dopo aver riscosso un notevole successo con la sua pittura e i suoi disegni, negli anni ’50 si ritirò in una villetta sulle sue pendici dove, in comunione con la natura, si dedicò solo ai suoi studi. A riportare in luce la sua figura tanto affascinante quanto elusiva hanno provveduto Andrea e Greta Biasca Caroni, che anni fa hanno acquistato la casa con tutto ciò che conteneva, trovandovi un tesoro di dipinti e disegni ma anche di libri, documenti e suoi scritti, che hanno riunito e ordinato nell’Archivio Luigi Pericle.
Sono quei materiali che oggi formano la mostra del Masi, realizzata con l’Archivio stesso e con il Museo Villa Cedri di Bellinzona e curata da Carole Haensler con Laura Pomari. Vi sono presentati i dipinti astratti e le chine dell’artista, debitrici delle grafie estremo-orientali, insieme agli studi di calligrafia, astrologia, teosofia, filosofia Zen e di storia dell’arte.

Luigi Pericle, «Senza titolo (Matri Dei d.d.d.)», 1966 © Collezione Biasca-Caroni Foto Marco Beck Peccoz