Il Museo della Permanente dove è ospitata Amart © Amart

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Il Museo della Permanente dove è ospitata Amart © Amart

Ad Amart il meglio sotto angolazioni diverse

Il report della fiera milanese di antiquariato

Michela Moro

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Il Palazzo della Permanente, progettato da Luca Beltrami più di un secolo fa, ospita fino al 31 ottobre Amart, Antiquariato a Milano 2021. Circa settanta espositori hanno convogliato sui due piani dell’esposizione una scelta raffinata di quadri, arredi, gioielli e tutti gli oggetti del desiderio che negli ultimi due anni si potevano godere solo online.

Un sorridente Michele Subert, presidente vicario di Amart dopo la recente scomparsa del presidente Domenico Piva, accoglieva i visitatori la mattina dell’inaugurazione. «Siamo ovviamente speranzosi di un buon risultato, mi risulta che i collezionisti siano molto interessati». In effetti già si vedevano collezionisti e galleristi in fitte conversazioni, mentre un velocissimo Vittorio Sgarbi entrava e usciva da ogni stand commentando i vari pezzi con Fabio Novembre, stimolato dal critico a fotografare questo e quel quadro. «Molto interessante, tutto molto interessante» chiosava Sgarbi salutando i presenti.

I galleristi hanno affrontato la fiera con angolazioni diverse, proponendo sempre il meglio della propria attività. Mirco Cattai propone uno stand radicale e asciutto, cinque tappeti e poche sculture cinesi: «Espongo il massimo che ho in galleria, che è anche il massimo del mercato mondiale del tappeto. Abbiamo un tappeto museale di fine Sei-inizio Settecento, l’emblema di una mostra che faremo a dicembre dedicata ai tappetiKazak, un tappeto a stelle che è per antonomasia il più raro sul mercato, poi un altro Kazaka fondo verde con bordura gialla e tre tappeti anatolici. Uno stand radicale perché voglio far capire dove si può arrivare quando si collezionano i tappeti e quale tipo di tappeti esistono sul mercato. Questi superano i 100mila euro. Le sculture cinesi sono del periodoTang. La coppia di giocatori di polo a cavallo è molto interessante perché sono rappresentate due figure mediorientali (solitamente sono cinesi) che probabilmente provenivano dalla Mongolia o dalla Turchia perché anche allora c’erano molti scambi. L’altra è una coppia difatladies” di dimensioni eccezionali, molto grandi rispetto a quelle normalmente sul mercato. Escono da una collezione privata di Verona, la richiesta è di 35mila euro. Ho portato poche cose, ma di qualità».

Nello stand Salomon spiccano un Canaletto da 2,4 milioni di euro e un Fra Galgario, «Ritratto di giovane uomo», 1735-1740, da 155mila euro. Chiarissimo Matteo Salomon: «Mi occupo di due cose: la pittura veneziana del Settecento e la pittura primitiva.  In questo momento “post” nello stand si vede di cosa mi occupo, e le mie due passioni: la vedutistica in particolare e l’arte primitiva di cui farò presto una mostra».

Sui dipinti la scelta è amplissima: si va da Pellizza da Volpedo, «Biancheria al sole» (1891-92) per 190mila euro; Boldini, «La Ballerina in mauve» (1885), sempre 190mila euro e de Nittis, «Prima del ballo» (1883) 200mila euro nello stand di Società di Belle Arti, alla «Madonna» di Zanno di Pietro da Tornabuoni in vendita tra i 150 e 200mila euro, passando per «Il ritratto della principessa Maria Isabella» di Vittorio Maria Corcos del 1904, 280mila euro, da Phidias Antiques.

«È uno dei dipinti più importanti dell’artista, dice Andrea Esposito, pubblicato ovunque. Siamo in trattativa, non diciamo nulla finché non è conclusa. Abbiamo anche un lavoro curioso di Raffaele Tafuri, pittore di Salerno. È il polittico “Interno Basilica di San Marco” dipinto nel 1914 per la Biennale di Venezia, per poi essere esposto nel 1915 all’Internazionale di Panama. Poi le tracce se ne perse fino a che è stato ritrovato recentemente in una collezione spagnola. Le opere centrali sono su tela e lepredellesu tavola, con una richiesta di 60mila euro».

Meno scelta tra gli arredi, perché, come racconta Carlo Orsi, antiquario e presidente degli Amici di Brera in visita, «i mobili fanno parte di quella categoria dell’antiquariato penalizzata oggi perché non c’è più nessuno che li compra. Ci sono più quadri perché più facili da vendere. I mobili antichi costano meno di un mobile di design. Oggi tutto si può amalgamare in un contesto non “solo antico” o “solo moderno”. La contemporaneità ha avuto il sopravvento anche per ovvi motivi: le nature morte e le vedute di Venezia si continuano a vendere, ma se vuoi un Tiziano da ostentare non lo trovi, mentre per Jeff Koons basta poterselo permettere. Come trovo Amart? Sta facendo un lodevole sforzo, è piena di proposte interessanti».

C’è chi come Piva non demorde e propone un letto alla francese di Giuseppe Maggiolini: «Sì, ci sono pochi mobili. Io ho deciso di esporre un letto, che è già una rarità. La richiesta del letto è di 90mila euro. È museale, da collezionista. Una scelta coraggiosa fatta apposta per mostrare un pezzo importante aldilà della commerciabilità».

Dove si trovano, antico e moderno insieme è da Salamon Fine Art: Marta Sala ha «arredato» lo stand con pezzi contemporanei della sua Marta Sala Editions, poltrone tavolini e pouf, mentre alle pareti la galleria propone silografie di Cranach Il Vecchio (1506), Bernard von Breydenbach (1490) e altri.
Il Sindaco Beppe Sala nel pomeriggio di martedì ha ufficialmente inaugurato la fiera. Tra i molti ospiti si è visto Mario Monti entrare e uscire da vari stand, così come Paolo Zegna.

Nel frattempo da Lampronti Gallery (Londra) era stato venduto un Bellotto. La scelta però è ancora possibile tra altri Bellotto, 1.5 milione di euro circa l’uno, e un Canaletto. «Il Canaletto è curioso perché è stato commissionato da un committente inglese. Gli inglesi erano pazzi per le cose palladiane e ha fatto inserire un Palladio nella parte alta del panorama», sottolinea Cesare Lampronti .

Anche tra i gioielli le proposte sono numerose e varie: ci si perde tra le pietre preziose e i monili d’epoca etnici fino ai bracciali contemporanei, come quelli di Paloma Picasso in vendita per 16mila euro da Oro Incenso e Mirra.

Se i desideri non sono placati si può sempre spaziare tra una terracotta policroma di Della Robbia (250mila euro) che «comunica la dolcezza», come osservano da Altomani & Sons, e il delizioso tavolino da centro del 1740, in legno di viola con cassettini, vani e piani estraibili in vendita da Mattarte per 18mila euro, la scultura in bronzo di Mario Negri (1965), da Longari Arte a 40mila euro, e la collezione di vari netsuke del periodo Edo da Mastromauro Arte Giapponese. Oppure si può fare un bel giro tra gli stand e lustrarsi gli occhi guardando solo belle cose: c’è tempo fino a domenica.

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Michela Moro, 30 ottobre 2021 | © Riproduzione riservata

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