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Particolare del monumento funebre al doge Antonio Venier, opera di inizio XV secolo della Bottega dei Dalla Masegne. Venezia, Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. © Matteo De Fina

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Particolare del monumento funebre al doge Antonio Venier, opera di inizio XV secolo della Bottega dei Dalla Masegne. Venezia, Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. © Matteo De Fina

120 dogi scolpiti per 1600 anni di Venezia

Per la prima volta in un unico libro tutti i monumenti funebri della Serenissima. Intervista al curatore Toto Bergamo Rossi

Arabella Cifani

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Nell’infinita massa di libri sull’arte a Venezia questo libro mancava. Per la prima volta, infatti, sono stati radunati in un unico, splendido volume tutti i monumenti funebri dei dogi dalle origini alla caduta della Serenissima. Centoventi tombe dogali sono state sapientemente fotografate da Matteo de Fina. Le immagini non sono le convenzionali e noiose foto da testi per storici dell’arte, ma visioni emozionanti, coinvolgenti e avvolgenti che restituiscono tutta l’intatta magia di complessi decorativi spesso di sbalorditiva ricchezza.

Un libro appartenente alla categoria rara dei libri che emozionano, da sfogliare e risfogliare con piacere sempre nuovo. L’autore, Toto Bergamo Rossi, restauratore di materiali lapidei che ha personalmente restaurato molti dei monumenti presentati nel libro, dal 2010 dirige la Fondazione internazionale Venetian Heritage. La benemerita istituzione per la salvaguardia di Venezia sostiene restauri, mostre, pubblicazioni, conferenze, studi e ricerche, destinati a far conoscere al mondo l’immenso patrimonio di arte di Venezia e dei territori anticamente appartenenuti alla Serenissima.

Dottor Rossi perché questo volume?
Erano almeno vent’anni che desideravo farlo, ma nel passato le tecnologie fotografiche non erano così sviluppate e pertanto creare una struttura per riprendere ogni tomba avrebbe portato a costi esorbitanti. Oggi con i nuovi sistemi digitali ciò è invece possibile e io volevo fare vedere al mondo una Venezia insolita, che la gente non conosce.

Ma Venezia non è una città studiatissima e fotografata oltre ogni modo?

Non è così. Di Venezia abbiamo guide che partono dal Seicento e illustrano dipinti e affreschi dei grandi maestri, ma Venezia, sorta dal nulla e dalle acque, è invece una città di pietra, una città scolpita. La scultura è d’altra parte il mio fuoco sacro, l’ho sempre guardata fin da piccolo e ho sempre saputo che me ne sarei occupato come della mia passione predominante, la mia privata felicità.

Il libro, scaturito da questo suo desiderio, è imponente e illustratissimo. Stamparlo deve essere stato oneroso; come ha fatto a raggiungere il suo scopo?

Ho trovato piena ed immediata comprensione e partecipazione in Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, che ha subito creduto nella mia idea e l’ha finanziata interamente. Nel 2021 saranno 1600 anni dalla fondazione di Venezia, il libro apre in un certo senso queste celebrazioni e vuole essere il primo tassello per presentare una città diversa, non rivolta al turismo di massa, ma a visitatori più accorti e meditativi, che vogliono scoprire itinerari segreti e luoghi appartati fuori dai normali circuiti.

Come è organizzato il volume?

Dopo la mia prefazione segue un testo introduttivo di Marino Zorzi dedicato alla figura del Doge a Venezia «da magistrato bizantino a monarca costituzionale». Vi è poi una scheda illustrata per ogni tomba dogale a cura mia e di Sebastiano Pedrocco. I testi sono contemporaneamente rigorosi sul piano storico, ma accessibili; scritti con un taglio di alta divulgazione, che permetta a una ampia porzione di pubblico, non necessariamente fatto di soli storici e storici dell’arte (anzi), di conoscere le vite di questi personaggi. I Dogi furono grandi o miseri, santi o traditori, ma si preoccuparono tutti di autorappresentarsi al meglio in queste tombe, con l’aiuto dei maggiori scultori presenti lungo i secoli in laguna: dai Lombardo, ad Antonio Rizzo, al Sansovino, al celebre Alessandro Vittoria, a Baldassar Longhena e anche a uno stuolo di architetti, capimastri, mastri scalpellini in parte ancora anonimi. C’è ancora molto da studiare.

Com’è Venezia senza turisti per lei che ci è nato e ci vive?

Non dovrei dirlo, ma è un incanto senza fine; io ho lo studio in zona delle Fondamenta delle Zattere, su di un piccolo canale dove sono tornati dopo molti anni pesci e granchietti, mentre anatre e altri uccelli acquatici si lasciano cullare dalle onde e aspettano i biscotti che butto loro dalla finestra. Vorrei che il sortilegio non finisse mai.

I monumenti dei dogi. Sei secoli di scultura a Venezia, a cura di Toto Bergamo Rossi, fotografie di Matteo De Fina, introduzione di Marino Zorzi, testi di Sebastiano Pedrocco, Toto Bergamo Rossi, 352 pp., 300 ill. col., Marsilio, Venezia 2020, € 70

Particolare del monumento funebre al doge Antonio Venier, opera di inizio XV secolo della Bottega dei Dalla Masegne. Venezia, Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. © Matteo De Fina

Particolare del monumento funebre al doge Francesco Foscari realizzato da Niccolò di Giovanni Fiorentino nella metà del XV secolo. Venezia, Basilica dei Frari. © Matteo De Fina

Particolare del monumento al doge Nicolò Marcello, realizzato da Pietro Lombardo e bottega a fine XV secolo. Venezia, Basilica dei Santi Giovanni e Paolo

Particoalre della copertina del libro «I monumenti dei dogi. Sei secoli di scultura a Venezia» a cura di Toto Bergamo Rossi, fotografie di Matteo De Fina

Toto Bergamo Rossi

Arabella Cifani, 26 febbraio 2021 | © Riproduzione riservata

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