Dopo la ricognizione sui «Futuristi» condotta nella mostra precedente, incentrata soprattutto sugli anni fra le due guerre (quelli successivi, dunque, al periodo «eroico» della fondazione), la linea dei Percorsi del Novecento, tracciata da Comune di Lecco e Direzione del Sistema Museale Urbano Lecchese e realizzata da ViDi Cultural, prosegue nel Palazzo delle Paure di Lecco con una nuova indagine sugli stessi anni, riletti però attraverso lo sguardo di chi, spesso dopo l’adesione alle avanguardie, scelse la via della figurazione e del «Ritorno all’ordine».
Dal 22 luglio al 26 novembre il polo espositivo lecchese presenta «Novecento. Il ritorno alla figurazione da Sironi a Guttuso», sempre a cura di Simona Bartolena, che riunisce oltre 60 opere di maestri italiani, protagonisti degli anni tra le due guerre, da Mario Sironi, Carlo Carrà, Giorgio Morandi a Felice Casorati, Arturo Martini, Giacomo Manzù, Mario Mafai, Renato Guttuso e altri meno noti ma spesso non meno incisivi nell’intessere la trama della scena artistica di quegli anni.
Che fu segnata in primo luogo dalla figura di Margherita Sarfatti, fondatrice (con Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gian Emilio Malerba, Piero Marussig, Ubaldo Oppi, Mario Sironi) del movimento «Novecento», poi aperto (col nome di «Novecento italiano») ad accogliere molti altri artisti fiancheggiatori. Il programma? Un ritorno alla tradizione e alla figurazione, alla solidità della forma e alla lezione degli antichi, pur senza rinnegare certi raggiungimenti delle avanguardie.
Grande attenzione è giustamente data in mostra a Mario Sironi, un vero gigante, lungamente punito nel giudizio critico dal ruolo di primo piano da lui rivestito nell’arte di regime (fu Jean Clair, con Claudia Gian Ferrari, a riportarne alla luce la grandezza con la mostra «Les Réalismes», al Centre Pompidou nel 1980-81), ma accanto ai Novecentisti non mancano gli esponenti del «Realismo Magico», gruppo di artisti ugualmente attenti alla tradizione, da loro immersa però in un’immobile atmosfera di atemporalità.
Sul versante opposto, tanto sul piano politico quanto su quello stilistico (scelsero infatti un linguaggio espressionista), e legati agli autori fin qui citati solo dalla scelta della figurazione, ci sono poi gli artisti del gruppo milanese di «Corrente» e della romana «Scuola di via Cavour». A commento della mostra, un catalogo di Ponte43 per le edizioni ViDi cultural.