Al Palazzo delle Paure una generazione all’avanguardia
Una rilettura dei tre decenni in cui i futuristi furono attivi non solo in Italia ma anche, e con successo, sullo scenario internazionale

Considerati sorpassati perché interpreti di una cultura (quella dell’industrializzazione) oggi giudicata obsoleta e rifiutata per i danni che ha prodotto all’ambiente, gli artisti futuristi continuano però a esercitare un grande fascino sul pubblico, com’è provato dalle numerose mostre a loro dedicate. La più recente è «Futuristi. Una generazione all’avanguardia», curata da Simona Bartolena e proposta dal 18 marzo al 18 giugno, nel Palazzo delle Paure, da ViDi-Visit Different con il Comune di Lecco e il Sistema Museale Urbano Lecchese.
Il suo percorso rilegge i tre decenni in cui la nostra avanguardia fu attiva non solo in Italia ma anche, e con successo, sullo scenario internazionale, dagli anni ’10 del ’900 fino ai ’40 (con la morte di Filippo Tommaso Marinetti, nel 1944, il movimento perse il suo demiurgo e, con lui, la spinta propulsiva che l’aveva generato e sostenuto nel tempo). Come, giustamente, da qualche tempo è d’uso fare, la rassegna presenta tutti gli ambiti in cui il Futurismo fu presente: oltre alle arti visive, alla letteratura e alla musica, anche gli interventi sul vivere quotidiano (architettura, grafica, moda, arredo, pubblicità...) che, in nome del principio da loro propugnato dell’«arte e vita», rappresentano la sua specificità rispetto alle altre avanguardie coeve.
Con le quali il Futurismo è messo qui in dialogo. Dei futuristi sono esposte opere di Giacomo Balla, Luigi Russolo, Gino Severini, Fortunato Depero, Enrico Prampolini, Antonio Sant’Elia, Tullio Crali e dello stesso Marinetti. In mostra non figurano dunque solo dipinti ma anche oggetti come gli «intonarumori» di Russolo (che, invece di note musicali, producono violenti suoni urbani) o la bottiglietta disegnata per Campari da Depero, precocissimo autore anche dell’«immagine coordinata» della società.