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La mostra chiude in Russia un circuito iniziato a maggio a Ravenna e continuato a Roma
- Ada Masoero
- 11 febbraio 2019
- 00’minuti di lettura


«Senza titolo» (2018) di Umberto Mariani
Umberto Mariani all’Ermitage
La mostra chiude in Russia un circuito iniziato a maggio a Ravenna e continuato a Roma
- Ada Masoero
- 11 febbraio 2019
- 00’minuti di lettura
Il Museo Statale dell’Ermitage si apre per accogliere, dal 12 febbraio al 31 marzo, l’opera di Umberto Mariani (Milano, 1936), presentata nella mostra «Arte Astratta in Italia: Umberto Mariani. Frammenti da Bisanzio».
Organizzata dall’Ermitage stesso con il Centro Studi dell’Opera di Umberto Mastroianni e Il Cigno GG Edizioni (che pubblica anche il catalogo) e curata da Giovanni Granzotto, Gérard-Georges Lemaire, Dimitri Ozerkov e Silvia Ronchey, la mostra chiude in Russia un circuito aperto la scorsa primavera nel Museo Nazionale di San Vitale di Ravenna e continuato a Roma nel Complesso Museale di San Salvatore in Lauro.
Una trentina le opere esposte, tutte ispirate ai rigidi, innaturali panneggi dell’arte bizantina (e russa), scelte fra quelle recenti e fra le più significative degli ultimi decenni: nell’opera di Mariani il panneggio, da lui giocato sempre e solo sulla linea retta, occupa infatti da lungo tempo un posto centrale.
Come spiega Mariani stesso, non si tratta «di un panneggio vero, realistico, come nei pittori del Cinquecento, [bensì di] forme simboliche». Per raggiungere tale risultato, l’artista si serve di fogli di piombo, che riveste di un manto monocromatico (talora anche d’oro), consapevole del significato alchemico di quel nero metallo che nel pensiero alchemico si pone al polo opposto dell’oro e della sua divina luminosità.
Come spiega in catalogo la bizantinista Silvia Ronchey, «Mariani è un artista che fin dalla sua formazione negli anni Cinquanta, allievo di Achille Funi all’Accademia di Brera, coltiva un rapporto con l’arte sacra, espresso all’inizio degli anni Sessanta nella collaborazione col maestro alla realizzazione di grandi opere come la “Pala di San Giuseppe” in San Pietro a Roma o la decorazione in affresco della cupola e dell’abside del Santuario di Sant’Antonio a Rimini. E che oggi, programmaticamente e a pieno titolo, deriva dall’icona i suoi “Frammenti da Bisanzio”».

«Senza titolo» (2018) di Umberto Mariani