«Casa della Caccia Antica» di Luigi Spina, Ricerca Interno Pompeiano

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«Casa della Caccia Antica» di Luigi Spina, Ricerca Interno Pompeiano

Duemila anni fa nasceva Plinio il Vecchio

Como, la sua città natale, celebra l’enciclopedico naturalista scomparso durante l’eruzione del Vesuvio nelle due sedi dell’ex chiesa di San Pietro in Atrio e del Palazzo del Broletto

Cade in questi mesi il bimillenario della nascita di Plinio il Vecchio (Novum Comum-Como, 23-24 d.C.-Stabia, 79 d.C.), scrittore e studioso, insigne naturalista (ma non solo) e figura pubblica dalle molte cariche civili e militari, scomparso durante l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei, quando era a capo della flotta romana di Capo Miseno. La sua figura e la sua cultura enciclopedica hanno affascinato nei secoli personalità come Petrarca, Boccaccio, Leonardo, Giovio, Winckelmann, Leopardi, Borges, Calvino e altri ancora. 

Dal 3 maggio al 31 agosto la sua città natale ne celebra l’anniversario con «Il catalogo del mondo: Plinio il Vecchio e la Storia della Natura» (catalogo 24 Ore Cultura), mostra ideata e curata da Gianfranco Adornato (Scuola Normale di Pisa) per le due sedi dell’Ex Chiesa di San Pietro in Atrio e del Palazzo del Broletto, congiunte da un percorso cittadino allo spazio multimediale Vis Comensis che s’inaugura ora nel Liceo Alessandro Volta. Sono oltre 40 le opere giunte dai maggiori musei archeologici italiani e da istituzioni comensi, cui si aggiungono lavori di artisti contemporanei che provano come la seduzione del suo ingegno perduri dopo due millenni. 

L’esordio è affidato a «Plinio e il suo tempo», una rievocazione attraverso ritratti imperiali e ricostruzioni della Roma dei Flavi, evidenziando l’eminente ruolo pubblico di Plinio, i molti viaggi in Europa, le conoscenze che nutrirono la sua monumentale Naturalis Historia. I suoi rapporti con Como, la Novum Comum fondata da Cesare, sono evocati attraverso opere e iscrizioni della prima età imperiale conservate nel Museo Civico Paolo Giovio. «La “Naturalis Historia” e la sua fortuna» irrompono con i manoscritti, gli incunaboli e alcune opere d’arte coeve che documentano l’impronta lasciata dal suo «opus magnum» sulla nascita della storiografia artistica, da Giovio a Vasari, a Winckelmann. Il ruolo dell’arte greca nella Roma del suo tempo («Nobilia opera a Roma») è illustrato dalle copie romane di originali greci perduti (qui figurano due opere dibattute come la «Statua di efebo nudo tipo Westmacott» da Castel Gandolfo-Musei Vaticani e il «Doriforo» da Policleto degli Uffizi, mentre l’universo delle «Gemme», veri prodigi della natura cui Plinio dedica speciale attenzione, è rappresentato da stupefacenti manufatti. In chiusura, «Il mito contemporaneo», con Luigi Spina, che presenta in prima assoluta il suo progetto «Interno Pompeiano»; Fabio Viale, con il «Laocoonte» e altri marmi da lui «tatuati»; Andy Warhol con «Vesuvius» e tre serie «pliniane» di Cy Twombly. Da vedere, poi, lo spazio multimediale Vis Comensis.

Statua di Efebo nudo tipo Westmacott. Inv. 36420, Castelgandolfo, Antiquarium. Sala IV Musei Vaticani

Ada Masoero, 02 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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