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A Parigi una riflessione molteplice sulla vulnerabilità del nostro «involucro corporeo»
- Luana De Micco
- 22 ottobre 2020
- 00’minuti di lettura


«Ghost sitter (blue chair)», di Tala Madani. Cortesia dell’artista e di Pilar Corrias, Londra. Foto Flying Studio, Los Angeles
Anticorpi al Palais de Tokyo
A Parigi una riflessione molteplice sulla vulnerabilità del nostro «involucro corporeo»
- Luana De Micco
- 22 ottobre 2020
- 00’minuti di lettura
Luana De Micco
Leggi i suoi articoliLa mostra «Anticorpi» del Palais de Tokyo (dal 23 ottobre al 3 gennaio) è «una reazione quasi epidermica alla crisi sanitaria» del Covid-19, spiega il museo parigino, che allestisce i lavori di 20 artisti internazionali, alcuni inediti ispirati all’isolamento. Ma la crisi sanitaria non è il tema della mostra né delle opere, sottolinea la squadra di curatori del Palais de Tokyo. «Anticorpi» è una riflessione molteplice sulla vulnerabilità del nostro «involucro corporeo», sulle frontiere della pelle, sul senso del tatto, sulla porosità tra sfera pubblica e privata. Ma anche sull’emergere di nuove barriere, minacce, sospetti, disuguaglianze sociali.
Come ripensare il modo di abitare il mondo? Perché i nostri corpi dovrebbero fermarsi alle frontiere della pelle? Il percorso, diviso in «zone», ospita lavori di Len Lye, Emily Jones, Koki Tanaka, Achraf Touloub, Lola González e altri. Carolyn Lazard propone una riflessione sul dolore e la malattia. Tala Madani una serie di opere abitate da corpi fantomatici e senza volto. Koki Tanaka il film «ABSTRACTED/FAMILY» (2020) sulla definizione di famiglia.
Pauline Curnier Jardin la serie di sculture «Peaux de dame» iniziata nel 2018 e ancora in corso, che mette in scena figure femminili sfuggenti. Nile Koetting propone una nuova versione del progetto «Remain Calm», sviluppato per il Centre Pompidou di Shanghai e dedicato ai riti sociali. Kate Cooper presenta infine il film «Infection Drivers» (2018), che mostra il corpo di una donna prigioniero in una tuta trasparente di plastica.

«Ghost sitter (blue chair)», di Tala Madani. Cortesia dell’artista e di Pilar Corrias, Londra. Foto Flying Studio, Los Angeles