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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliCon una personale di Caragh Thuring (Bruxelles, 1972), dal 22 gennaio al 2 marzo, la Thomas Dane Gallery festeggia il primo anno di attività della sede napoletana, inaugurata con una collettiva a cui aveva partecipato anche l’artista belga con opere sui vulcani.
A questo tema la Thuring dedica nell’attuale mostra un libro d’artista. Inoltre l’artista presenta una nuova produzione che ricorre alla sovrapposizione di griglie segniche geometriche del pattern tartan in cui sono inseriti frammenti pittorici di sottomarini, monete, piante, figure, tessuti e vulcani.
Per queste opere la Thuring utilizza i tessuti Isaia, marchio napoletano fondato negli anni Venti, costruendo un ponte culturale tra la tradizione sartoriale del Made in Italy e la Scozia, in particolare tra Glasgow, città portuale e industriale dove la Thuring è cresciuta, e Napoli, città «vulcanica» per antonomasia. Nel lavoro dell’artista il pattern del tartan non solo è dovuto al disegno del tessuto, ma anche al segno pittorico che differisce dal primo per l’imprecisione della griglia geometrica resa attraverso l’intervento manuale.
La stridente combinazione tra supporto e segno pittorico, all’interno della quale la Thuring inserisce frammenti figurativi, amplifica e complica la dimensione dello spazio pittorico. Attraverso stratificazioni e difformità di scala delle immagini, infatti, l’opera sembra suggerire una dimensione onirica, che si muove tra astrazione e realismo.
«Artemisia», 2018, di Caragh Thuring
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