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Umberto Manzo, «Untitled», 2025 (particolare)

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Umberto Manzo, «Untitled», 2025 (particolare)

Strati, pietre, parole, lo Studio Trisorio tra Manzo e Arena

Per concludere l’anno due mostre nella sede principale della galleria alla Riviera di Chiaia

Olga Scotto di Vettimo

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«Il nostro bilancio del 2025 è molto positivo. Dopo le mostre di Jenny Holzer, Richard Nonas e Rebecca Horn e il successo della 30ma edizione del Festival Artecinema, chiuderemo l’anno con le personali di Umberto Manzo e Francesco Arena. Per il 2026 abbiamo un programma ricco e variegato che include fra l’altro personali di Christiane Löhr e Jan Fabre che, nel corso dell’anno, esporrà in diverse istituzioni italiane». Così Laura Trisorio commenta le recenti e future attività dello Studio Trisorio, rammentando i suoi primi tre decenni di Artecinema, il festival internazionale di film sull’arte contemporanea ideato e curato dalla gallerista, che ha attirato pubblici diversi e contribuito alla formazione delle più giovani generazioni. 

Fino al 31 gennaio, nella sede principale della galleria alla Riviera di Chiaia è in mostra una selezione della più recente produzione di Umberto Manzo, che collabora con la storica galleria napoletana dal 1987. Esposte tele di grandi dimensioni e cinque nuovi lavori sulla statuaria femminile. «Nei suoi “archivi della memoria”, nel corso del tempo ha incluso forme e materiali diversi, spiega Laura Trisorio, illustrandone la ricerca. Ha iniziato raffigurando il suo stesso corpo, sulle tele e le carte emulsionate, per poi essenzializzare sempre più le forme ispirandosi alla statuaria classica e sperimentando nuove soluzioni linguistiche e cromatiche anche con l’utilizzo della foglia d’oro». Sin dai primi lavori realizzati nel 1992 con le carte, da allora la cifra più riconoscibile della sua produzione, Manzo concepisce il quadro come oggetto autonomo, composto da una stratificazione di fogli su cui inizialmente disegna elementi autobiografici e parti del proprio corpo. «La stratificazione è la forma estetica dell’opera, che si presenta e non rappresenta», dichiara l’artista. 

Contemporaneamente, nello spazio su strada in via Carlo Poerio 116, si potrà visitare una personale di Francesco Arena. La mostra, concepita come un paesaggio, riunisce opere in bronzo e in pietra realizzate nell’ultimo anno e accomunate da una medesima ricerca che attraversa la materia, la forma e la parola scritta. Le sculture si confrontano con le strutture fondative della cultura umana: la ricerca del divino, l’ineluttabilità del tempo, il sogno, la creazione. Le opere in bronzo assumono la forma di oggetti immediatamente riconoscibili: una clava primitiva, un escremento, uno sgabello. Ciascuna di esse reca inciso un messaggio che ne amplia il senso e ne apre la lettura a nuove dimensioni simboliche. L’opera in pietra L’alba contiene il libro L’Isola di Arturo di Elsa Morante che reca sulla copertina la frase che dà il titolo alla mostra: «Il primo giorno della creazione». Installata sulla parete di fondo, sorge dall’orizzonte come un sole di pietra che illumina le altre opere. 

Francesco Arena, «L’alba»

Olga Scotto di Vettimo, 12 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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