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Vittorio Bertello
Leggi i suoi articoliLa fiera di antiquariato Flashback, tenutasi dal 3 al 6 novembre al Pala Alpitour Isozaki, ha fatto registrare commenti in generale molto positivi, anche da chi non ha venduto molto. Da più parti si pone la questione della contemporaneità con Artissima, che da alcuni viene vista con favore, da altri meno.
È il caso, per esempio, del torinese Roberto Cena di Il Cartiglio. «È una mostra cresciuta di qualità, fresca, piacevole, con molti giovani interessati e diversi stranieri curiosi (un americano mi ha chiesto il prezzo, 28mila euro, dell'incisione di Rembrandt più bella che avevo nello stand; «Lo stesso prezzo di un giovane sconosciuto ad Artissima», mi ha risposto). Per me però la contemporaneità con Artissima ha nuociuto alla fiera. Per l’arte antica l’unico problema è renderne “contemporanea” la fruizione».
Esprime un giudizio diverso la Galleria dello Scudo di Verona, alla prima partecipazione: «Il giudizio è molto positivo. Abbiamo incontrato tra gli altri collezionisti di Bologna e Milano che in genere troviamo a Basilea. Ne apprezziamo il taglio antico/moderno, molto adatto per le opere che abbiamo presentato. Abbiamo venduto un disegno di Severini a 85mila euro e un disegno di de Chirico a 25mila».
D’accordo con Roberto Cena il mercante milanese Marco Longari: «La mostra ha un potenziale ottimo per crescere e si avvale di un’organizzazione molto efficiente. All’inaugurazione è venuto un pubblico selezionatissimo e “giusto”. Purtroppo i visitatori non ci hanno gratificato e abbiamo lavorato molto poco. La domanda da farsi è: la contemporaneità con Artissima ha giovato a Flashback o no?».
Da più voci è stata apprezzata la preparazione del pubblico. Per esempio da Monica Cardarelli, della galleria Il Laocoonte di Roma: «Siamo molto soddisfatti, avendo effettuato diverse vendite. Il pubblico torinese è forse il più colto ed educato che abbia mai conosciuto». E da un altro romano, Simone Aleandri: «Commercialmente per noi è andata meno bene dell’anno scorso, ma ci siamo ampiamente pagati le spese. La città di Torino rimane quella con più alta cultura media in Italia: ho venduto degli oli su tavola di Marisa Mori, pittrice futurista allieva di Casorati, quasi sconosciuta (prezzi tra 2.500 e 3.500 euro), a persone che ne conoscevano e apprezzavano l’opera».
Ancora apprezzamenti dal torinese Salvatore Giamblanco: «Alto il livello del pubblico che abbiamo avuto; proveniva anche da Artissima. Abbiamo venduto sette pezzi di cui due Cignaroli (la richiesta era di 25mila euro per la coppia)».
Flavio Gianassi di Moretti Fine Art (Firenze, Londra, New York): «Non abbiamo realizzato nessuna vendita, ma un paio di contatti. Ci sono stati due forti interessi, uno dei quali per il Crocefisso di Giovanni da Rimini. In Italia Flashback è una delle migliori fiere dedicate all’arte antica».
Una piacevole sorpresa, infine, da Mirco Cattai: «Ho venduto un tappeto del XVII secolo a un cliente giovane. Torino è una piazza con una grande tradizione di collezionismo che dimostra di sapersi rinnovare».
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