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A 150 anni dalla nascita di Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907), le Gallerie Maspes e le Gallerie Enrico rendono omaggio, dal 12 ottobre al 22 dicembre, all’artista alessandrino con una duplice mostra (la prima da quasi un secolo, dopo quella della galleria Pesaro nel 1920).
La sezione presentata da Maspes, «Pellizza da Volpedo. Oltre l’immagine», è una monografica di sue opere prestate da collezioni pubbliche e private, ed è arricchita da analisi diagnostiche sui dipinti che svelano dati inediti. Gli esiti delle indagini eseguite da Thierry Radelet su un corpus di dipinti di Pellizza sono parte integrante dell’esposizione, poiché rivelano i segreti della tecnica pittorica e i cambiamenti introdotti dall’artista nel corso della sua breve vicenda (morì suicida a 39 anni, dopo la morte di parto della moglie e del figlioletto neonato).
E poiché a Radelet si deve già un analogo studio sul capolavoro di Pellizza, «Il Quarto Stato», del Museo del Novecento di Milano (acquistato con una pubblica sottoscrizione nel 1920, proprio nella mostra citata della Galleria Pesaro), da Maspes è esposta anche la radiografia a grandezza naturale di quel grandioso dipinto, manifesto del Socialismo umanitario lombardo-piemontese in cui Pellizza credeva fermamente.
La seconda sezione («Pellizza da Volpedo. Divisionismo e divisionisti»), nelle Gallerie Enrico, accosta ad alcuni suoi dipinti divisionisti quelli di altri protagonisti e comprimari di quel movimento pittorico che debuttò nel 1891, nella prima Triennale di Brera: in mostra scorrono opere di Segantini, Morbelli, Vittore Grubicy, Previati, Emilio Longoni, Cesare Maggi, Carlo Fornara, Plinio Nomellini.
In catalogo, saggi di Aurora Scotti, curatrice del suo catalogo generale, Thierry Radelet, Monica Vinardi ed Elisabetta Staudacher.

Pellizza da Volpedo «Le ciliegie»
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