Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliUn applauso ha accolto lo svelamento del gruppo «Orfeo e le sirene», presentato in anteprima sabato 17 settembre al Museo dell’arte salvata di Roma. Le tre figure in terracotta, portate alla luce da scavi illeciti in terra tarantina negli anni Settanta, e confluite nelle collezioni del Getty Museum di Los Angeles, sono state restituite all’Italia dai Carabinieri della sezione archeologia del reparto operativo del Comando per la tutela del patrimonio culturale, in un’operazione investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Taranto, in collaborazione con il District Attorney's Office di Manhattan e Homeland Security Investigations.
Sotto l’egida del Ministero della Cultura, e grazie al sostegno della Direzione generale Musei, l’opera sarà esposta nell’aula Ottagona del Museo nazionale romano, sede del Museo dell’arte salvata, fino al 15 ottobre, per poi essere trasferita al MArTa - Museo archeologico di Taranto.
Le tre opere, gruppo magnogreco del IV secolo a.C., che per il viaggio dagli Stati Uniti sono state assicurate per 8 milioni di dollari, sono ora esposte secondo una disposizione differente rispetto a quella che le vedeva al Getty: non più affiancate, ma con l’Orfeo posto frontalmente davanti alle sirene. Questo perché l’episodio che le sculture richiamano è ben preciso, è il momento, descritto da Apollonio Rodio, in cui le sirene cercano di ammaliare con il proprio canto gli argonauti. Ma Orfeo, con il suono della sua cetra, «vince la voce delle fanciulle» e salva i propri compagni.
Come ha dichiarato Stéphane Verger, direttore del Museo nazionale romano: «per queste opere comincia ora una nuova vita, fatta di studi e di nuovi punti di vista». Il generale B. Roberto Riccardi, Comandante Carabinieri TPC, nel suo ultimo giorno di comando, ha aggiunto: «non è la bellezza che salverà il mondo, è il mondo che deve salvare la bellezza. L’arte forse non salva, ma può curare tante ferite. Cosa racconta il ritorno dell’Orfeo? Innanzitutto ci parla di giustizia e verità e, soprattutto, della bellezza della legalità».
«Vedere il ritorno di questo capolavoro eccezionale, ha commentato il ministro Dario Franceschini, è per me, alla fine del mio mandato, una soddisfazione personale. Seguendo una linea ormai consolidata, partita con la restituzione a Cerveteri del Cratere di Eufronio, il MArTa di Taranto attende Orfeo e le sirene. Le opere devono tornare nei loro luoghi di provenienza. Ogni rientro segna un momento di festa e di orgoglio identitario».
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