Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Vittorio Bertello
Leggi i suoi articoliA Viterbo la tomba Oceane, sconosciuta e inaccessibile ai più, è uno dei siti archeologici più importanti della città: si tratta dell’unica sepoltura interamente affrescata scoperta finora nel territorio. Dopo decenni di abbandono e danni causati dai tombaroli, questo monumento sta finalmente tornando alla luce grazie a un progetto di restauro da 400mila euro, che interessa Soprintendenza, Ministero della Cultura e istituti di ricerca italiani e internazionali. I lavori sono ora eseguiti dall’impresa Koine.
Scoperta nel corso di lavori stradali intrapresi tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento, la tomba, che prende nome dalla famiglia proprietaria del monumento, consiste in una piccola camera funeraria scavata nel tufo, con nicchie e pareti decorate da motivi geometrici, figure antropomorfe e zoomorfe, realizzati con pigmenti vivaci come il rosso, il verde e il nero. Le sue caratteristiche hanno costretto archeologi, architetti e restauratori a un lavoro lungo e meticoloso.
«È un progetto ambizioso, uno dei più importanti nella storia del patrimonio viterbese», ha dichiarato l’archeologa Beatrice Casocavallo nel corso di una conferenza, tenutasi nei giorni scorsi, dedicata al recupero del monumento. «Oggi i frammenti affrescati, salvati negli anni ’70, sono conservati alla Rocca Albornoz. L’obiettivo è reinserirli nel contesto originario per ricostruire il racconto visivo della sepoltura»
Il restauro è complesso: l’ambiente è di appena 4x3 metri, alto meno di due metri, ma le indagini geologiche, stratigrafiche, multispettrali e microclimatiche richiedono il lavoro integrato di numerose professionalità; ne ha parlato l’architetta Federica Cerroni. Tra le maggiori difficoltà vanno citate l’instabilità del tufo, le infiltrazioni, le radici e i danni strutturali causati dal tempo e dai saccheggi.
«La tomba è scavata in tufo rosso a scorie nere, tipico dell’area del vulcano Vicano», ha spiegato la restauratrice Sara Pascucci, che le ha dedicato la tesi. «Sopra la roccia sono stati applicati l’arriccio e l’intonaco, su cui poi sono stati dipinti gli affreschi. Alcuni tratti sono ancora leggibili, ma il lavoro di recupero è estremamente delicato».
L’intenzione comune è quella di aprire la tomba al pubblico, creando un percorso sicuro per visitatori e studiosi. Il Comune di Viterbo è coinvolto nel progetto per migliorare l’accessibilità e collegare il sito con Valle Faul, in un’ottica di valorizzazione del patrimonio storico e archeologico della città.
Altri articoli dell'autore
Il celebre tramezzo nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Varallo verrà «pulito» con avanzate tecnologie laser, anche sugli elementi accessori in stucco e metallo
Patrocinato da Fondation Avenir du Patrimoine à Paris e da Dassault Histoire et Patrimoine, oltre che dalla Municipalità di Parigi, il restauro delle opere in tecnica a cera dell’ottocentesco Gigoux è stato complicato
L’opera, una delle tre versioni note di questo soggetto riferite in vari gradi al maestro lombardo, era passata in asta da Sotheby’s nel 1969 come «after Caravaggio» e nel 2001 come «cerchia di Caravaggio»
Una nuova campagna di scavi archeologici nel sito salentino ha recentemente rinvenuto vestigia databili al X-XI secolo