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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliNello stadio di Domiziano una mostra contro il commercio illecito
Con i suoi 1.126 km, il principale fiume della Papua Nuova Guinea, il Sepik, dove il capitano Eduard Dallman e il naturalista Otto Finsch furono i primi a sbarcare dall’Occidente nel 1886, è il filo conduttore alla mostra «Sepik. Arti di Papua Nuova Guinea», fino al 31 gennaio al Quai Branly.
Il museo parigino ha riunito 230 oggetti attingendo soprattutto dalle sue collezioni del dipartimento Oceania. Ma molti oggetti d’arte arrivano da istituzioni straniere, come il Museo di etnografia di Berlino e il Museo delle culture di Basilea.
La mostra accompagna il visitatore all’interno di un tipico villaggio della valle del Sepik. Si arriva in piroga, naturalmente (il pezzo esposto a testa di coccodrillo è stato prestato dal museo di Berlino). Gli spazi della vita privata sono ben distinti.
Ci sono le case delle donne, dove si preparano i pasti e ci si riunisce in famiglia e con gli altri membri dello stesso clan. È anche qui che si fabbricano gli oggetti di uso quotidiano e di scambio.
E le case degli uomini, luoghi di iniziazione per i giovani, dove si tengono i culti principali, spesso lontano dagli occhi delle donne. Queste case sono più decorate, con motivi scolpiti nel legno e numerosi oggetti sparsi a terra o sospesi alle travi. Tra questi alcuni gangi a figure femminili rappresentate con le gambe divaricate e pannelli dipinti con i volti degli spiriti.
Sono esposte maschere da cerimonia, grandi collane di conchiglie e denti di cinghiale che distinguono gli uomini più forti e coraggiosi, tamburi rivestiti di pelle di lucertola, tipici della Nuova Guinea, e flauti (mai mostrati alle donne) il cui suono, durante i riti di iniziazione, è la voce degli antenati.
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