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Lucio Fontana era scomparso da pochi mesi, nel 1968, quando la vedova Teresita Fontana telefonò al gallerista Giorgio Marconi dicendogli di aver trovato un cassettone zeppo di disegni del marito. Gli chiese se volesse acquistarli, ma «a scatola chiusa», senza nemmeno vederli: «Io ovviamente accettai, ricorda Marconi, e da allora per oltre un anno, una o due volte al mese mi arrivavano da lei dei pacchi legati alla meglio, con lo spago, di carte di Lucio. È stato proprio tra quelle carte che ho trovato il suo minuzioso progetto per l’allestimento di “Concetto Spaziale. Trinità”, che ora presento in un omaggio a Fontana, insieme alla Fondazione a lui intitolata». Nel suo studio nella sede della Fondazione Marconi, in via Tadino 15, tornata interamente a sua disposizione dopo che il figlio Giò ha trasferito la sua galleria al numero 20 della stessa via, Giorgio Marconi, uno dei più influenti galleristi italiani sin dagli anni Sessanta, non si smentisce e, pur con la sua consueta ironia, fa grandi progetti: «Dispongo ora di quasi mille metri quadrati su tre piani. Mi sono chiesto: “Che cosa farò da grande?”, e ho deciso che ne farò un museo per le tante opere dei “miei” artisti che non ho mai voluto vendere. Sono stato un mercante abbastanza anomalo, perché ho sempre venduto solo il “necessario alimentare”, come lo chiamo io. Sarà un “museo di mostre”: sto aprendo l’accesso dalla strada, ho allestito una biblioteca di arte contemporanea accessibile a chi lo richiederà, e ci saranno sempre delle esposizioni». La prima, per inaugurare lo spazio ampliato e rinnovato, è appunto «Omaggio a Fontana», dal 24 aprile al 31 ottobre, ideato per Expo Milano 2015 con la Fondazione Lucio Fontana, guidata da Nini Laurini: per la prima volta in Europa il candido, grandioso «Concetto Spaziale. Trinità» del 1966 (tre elementi di due metri per due ognuno), sarà esposto nell’allestimento meticolosamente progettato dallo stesso Fontana e realizzato da Marconi in base al disegno originale: «L’opera, che ha una forte valenza spirituale, viene esposta come voleva lui, su una parete di 17 metri. È sospesa al soffitto, senza che tocchi terra né sfiori la parete, fra forme rivestite di una plastica azzurra che alludono al cielo. Ho cercato un produttore in tutt’Europa per quella plastica: alla fine l’ho trovato vicino a Como, che l’ha realizzata con una vecchia macchina, proprio degli anni Sessanta». Nell’altro spazio a piano terra sono esposte opere del gallerista e della Fondazione Fontana dal 1951 al 1968, mentre sta prendendo forma un catalogo che, assicura Marconi, «sarà una sorpresa».
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