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Le monografiche di via Manzoni

Le monografiche di via Manzoni

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Il lavoro d’indagine di Gam Manzoni sulla pittura del nostro Ottocento prosegue con una mostra monografica di Mosè Bianchi (Monza 1840-1904) visibile fino al 26 giugno, la prima a Milano dopo quelle lontane tenute a Monza nel 1923, 1954 e 1987. 

 

L’attenzione dei curatori, Enzo Savoia e Francesco L. Maspes, si è appuntata sulle opere degli anni tra il 1870 e il 1900 ca, quelli in cui Milano diventa la protagonista della sua pittura. Tuttavia, se Milano è il soggetto della maggior parte dei dipinti in mostra (per tutti citiamo «Milano di notte», «La darsena di Porta Ticinese», «Le colonne di San Lorenzo», «Il Carrobbio», tuttora luoghi fra i più caratteristici della città), non mancano esempi delle allora assai richieste scene di genere («Il maestro di scuola», «Saltimbanchi», «La dama del pappagallo»), nonché dei quadri neosettecenteschi, così in voga in quegli anni, delle vedute di Chioggia e delle marine lagunari, queste dipinte soprattutto a partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento. 

 

Trenta le opere in mostra, alcune mai esposte prima, provenienti da importanti collezioni private, commentate in catalogo dal saggio introduttivo di Nicoletta Colombo e da uno scritto di Elisabetta Staudacher, responsabile dell’Archivio della Permanente di Milano, che indaga i rapporti del pittore con tale istituzione, allora centrale nella vita artistica della città e strettamente legata all’Accademia di Brera dove Bianchi si era formato, allievo tra gli altri di Giuseppe Bisi e Giuseppe Bertini. 
Furono però i soggiorni a Venezia e Parigi a condurlo dai modi ancora romantici dei maestri verso un tocco più guizzante e vaporoso, attento a Tiepolo quanto a Meissonier, e ad aprirgli lo sguardo verso il nuovo, conducendolo dapprima a un verismo «d’impressione», poi al contatto con gli Scapigliati.

 

Intanto, da Bottegantica, sempre in via Manzoni 45, continua fino al 14 maggio la rassegna «Volti e luoghi nella pittura dell’800», curata da Enzo Savoia e Stefano Bosi, che vi hanno riunito sessanta opere rappresentative dei generi del paesaggio e del ritratto. 
Fra gli autori figurano Emilio Longoni, con il suggestivo «Lago glaciale», Giovanni Fattori, Ettore Tito (con il monumentale «La Canefora»), Guglielmo Ciardi, Beppe Ciardi («Arco sulla Laguna»), Edoardo Tofano («Confidences»), Vincenzo Irolli, fino a Filippo De Pisis e Giorgio Morandi, in un percorso che dà conto della fortuna goduta nel secondo Ottocento italiano da questi due generi, che in quei decenni andavano acquisendo entrambi nuove valenze spirituali, e finivano per fondere in un continuum emotivo paesaggi, volti e stati d’animo.

 

Ada Masoero, 04 maggio 2016 | © Riproduzione riservata

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