Carla Cerutti
Leggi i suoi articoliA corredo della mostra «Venini: Luce 1921-1985», curata da Marino Barovier e recentemente svoltasi a Le Stanze del Vetro sull’Isola di San Giorgio a Venezia, Skira ha pubblicato un catalogo ragionato degno di nota perché non si limita a raccontare l’attività della celebre fornace nel campo dell’illuminazione, dalla piccola alla grande scala, bensì include, oltre alle opere in mostra, un corposo ed estremamente interessante excursus cronologico degli interventi di illuminazione realizzati da Venini tra il 1921 e il 1985 di cui è stato trovato, da Marino Barovier e Carla Sonego, riscontro nell’archivio della manifattura.
Diviso per decenni, ogni intervento, sia per committenze private che pubbliche, dalle ville agli alberghi, dai bar e ristoranti ai cinema e ai teatri, dai palazzi ministeriali agli uffici postali, dalle esposizioni nazionali e internazionali ai musei, dalle scuole alle università, dai negozi ai transatlantici, ha una sua scheda e un ricco repertorio di immagini per lo più d’epoca. L’importanza di questa parte sostanziale del volume sta nel fatto che illustra «in modo esaustivo un importante e eccezionale ambito produttivo della Venini fino a ora trascurato (o sconosciuto ai più)», come sottolinea Marino Barovier nell’introduzione al catalogo.
Non si può fare a meno di ammirare l’eleganza dei lampadari a bracci disegnati da Vittorio Zecchin e da Napoleone Martinuzzi negli anni Venti per varie esposizioni d’arte o le applique a forma di canestre di frutta disegnate da quest’ultimo per il piroscafo Duchessa d’Aosta nel 1931 o, ancora, la straordinaria raffinatezza delle lampade e del decoro musivo del salone delle feste nell’albergo Principi di Piemonte a Torino del 1937.
Gli anni Cinquanta sono rappresentati dal grande velario di Palazzo Grassi a sfere in vetro cristallo «balloton» e dai monumentali lampadari «a poliedri» realizzati per l’Esposizione Universale e Internazionale di Bruxelles e per quella viennese dedicata al vetro di Murano (1958) o per il Palazzo della Farnesina a Roma (1959).
Poliedri, canne, gocce diventano la cifra stilistica delle imponenti installazioni luminose degli anni Sessanta, esemplificate dal monumentale lampadario a poliedri policromi, con circa tremila elementi, progettato da Carlo Scarpa per il padiglione del Veneto all’esposizione di Torino «Italia 61» nel 1961 e ricostruito proprio in occasione della mostra a Le Stanze del Vetro.
Ancora l’ardita monumentalità, progettata per grandi alberghi, teatri, ristoranti e banche italiani e soprattutto stranieri, caratterizza gli anni Ottanta con prove di geniale creatività come il «Tappeto Volante» di Ludovico Diaz de Santillana presentato a New York nel 1984 e, l’anno dopo, a Parigi al Centre Georges Pompidou.
Il volume è corredato, inoltre, di un ampio saggio di Marino Barovier sull’attività di Venini nel settore dell’illuminazione, di un testo di Carla Sonego sulla raffinatissima produzione degli anni Trenta, di una breve testimonianza di Alberto Campo Baeza sulla luce artificiale e di una relazione di Simona Larghi sull’importanza degli apparati documentali e dei cataloghi d’epoca, dei quali è pubblicata una selezione di disegni degli anni Trenta e Quaranta, le pagine del Catalogo Rosso relative all’illuminazione e un estratto del catalogo Venini 75: catalogo di illuminazione del 1975.
Venini luce 1921-1985,
a cura di Marino Barovier e Carla Sonego, 640 pp., 620 ill. col., Skira, Milano 2022, € 49
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