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La fede di Caravaggio

Arabella Cifani

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Non la verità su Caravaggio, ma la verità di Caravaggio; così fin dal titolo. Non che cosa si possa pensare su Caravaggio, peraltro sempre di interesse. Ma la verità di Caravaggio: cioè che cosa possa aver pensato Caravaggio dipingendo e che cosa abbia voluto comunicarci; è pertanto, quella di Fornari, una ricerca rispettosa, che lascia parlare i quadri dell’artista: cioè per converso un diretto ascolto delle sue opere.
Fornari, docente di Storia della Filosofia all’Università di Bergamo, confessa  d’abbrivio: «Nonostante la marea di pubblicazioni e ricerche, avevo l’impressione che qualcosa di non detto restasse da dire e cercare su di lui, a smentita delle tante approssimazioni e deformazioni che rischiano di trasformarlo in un irreale fantoccio, e anche a conferma e sviluppo delle idee più felici che, in tanto esercizio di acume critico e storico, certamente non mancano».
Fornari si propone di sfatare i luoghi comuni e le stratificazioni mitografiche che si sono accumulate sull’artista e sull’uomo Caravaggio, «fraintendendo o banalizzando gli intenti conoscitivi e spirituali che ne hanno guidato la produzione».
In nove serrati capitoli, «lungo il filo delle contrastanti letture ed interpretazioni critiche di cui è stato oggetto il pittore» nell’arco del tempo (Bernard Berenson, Roberto Longhi, Maurizio Calvesi, Ferdinando Bologna e altri ancora), l’autore non si lascia sfuggire precisi affondi critici, sempre sferzanti. Non si parli di «realismo» e/o «naturalismo» in Caravaggio, un cliché sfoderato dalla critica: il pittore ha perseguito sì la «realtà», ma quella drammatica e metafisica della ricerca di Dio da parte dell’essere umano. Critica poi in particolare la presunta presenza della psicologia nelle sue opere giovanili, identificandosi con la quale si verrebbe illuminati nella sua arte. Fornari sostiene e dimostra che a Caravaggio non interessa particolarmente la psicologia delle persone da lui ritratte. Rimette anche in discussione la tediosa immagine del pittore «maledetto», tramandata da buona parte della letteratura artistica: travisa l’opera e impedisce di comprenderne i concetti-chiave.
L’artista non ha lasciato «praticamente nulla di sé all’infuori dei suoi dipinti»; mancano infatti testi significativi da parte di Caravaggio. Tuttavia il fatto non è un impoverimento e una difficoltà insuperabile. «La verità è che Caravaggio va cercato dove lui voleva essere trovato, cioè nei suoi quadri». Questi, sostiene Fornari, «raggiungono una tale concentrazione da riuscire a trasmetterci una mole di intuizione e di dati» veramente profonda, anche se non esaustiva.
Sono le opere, soprattutto quelle dell’ultimo periodo, a rivelare e documentare le profonde convinzioni cristiane di Caravaggio, indispensabili per comprendere la sua arte e la sua visione del mondo. Spazzando via le diverse interpretazioni date finora, Fornari propone il grande pittore come un autentico credente; è nell’uomo pervaso da una fede vera che lo dobbiamo ritrovare; solo partendo di qui lo si può scoprire in tutte le sue sfaccettature positive e negative, che vengono a costituire anche l’elemento caratteristico della sua modernità. Appunto qui sta la verità di Caravaggio. Tesi non ardita né fuorviante, semmai conseguente a una lettura precisa e non distratta delle sue opere. Fornari sottolinea con forza e competenza di letture le ragioni cristiane della sua pittura non sufficientemente indagate, sovente travisate, da parte di quella critica che nel Novecento peraltro ne ha rilanciato la grandezza. L’autore si impegna a fondo a dimostrare come dietro il paravento delle passate interpretazioni vi è soltanto un pregiudizio o un sospetto sulla religiosità sincera del grande pittore; che ora deve finalmente cadere.


La verità di Caravaggio, di Giuseppe Fornari, 200 pp., 70 ill. a colori e b/n, Nomos, Busto Arsizio 2014, € 19,90

Arabella Cifani, 03 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

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